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Nanny

Regia di Nikyatu Jusu vedi scheda film

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La recensione su Nanny

di undying
4 stelle

Opera prima mascherata come di genere - in realtà ambizioso dramma tutto al femminile - parzialmente "impegnata", pluripremiata ai festival di settore da giurie poco sincere, poi costretta a fare i conti con i gusti del pubblico, in maggior parte ben poco soddisfatto dal prodotto.

 

locandina

Nanny (2022): locandina

 

Decisa a trasferirsi negli Stati Uniti, l'africana Aisha (Anna Diop), madre single, lascia il figlio in custodia della cugina, nel Senegal. In prossimità del settimo compleanno del bambino, per poterlo ospitare e sostenere le spese del viaggio aereo, accetta un incarico come babysitter, presso una famiglia americana piccolo borghese. Dovrà occuparsi della piccola Rose (Rose Decker), finendo per trasferirsi, temporaneamente, in un'apposita stanza riservatale dai suoi nuovi datori di lavoro. Conosce il conterraneo Malik (Sinqua Walls), un padre single con il quale, ben presto, entra in empatia. Sul molo di New York le sembra di osservare una strana creatura acquatica e, da quel momento, i suoi sonni si fanno sempre più agitati, popolati da strane visioni. Quando apprende, dalla nonna di Malik - una sensitiva -, dell'esistenza di una creatura mostruosa denominata "Mamba Muntu", le sue allucinazioni si intensificano.

 

"Preferisco essere schiava in America, piuttosto che in Nigeria. Qui, almeno, i soldi li vedi."

(Parrucchiera, amica di Aisha)

 

Anna Diop

Nanny (2022): Anna Diop

 

L'esordio nel lungometraggio, per la regista sierra-leonese, naturalizzata americana, Nikyatu Jusu - anche autrice della sceneggiatura -, ha incontrato i favori della giuria del "Sundance Film Festival" (2022), portandosi a casa il primo premio. Non solo, dato che Nanny si è aggiudicato altri cinque importanti riconoscimenti, compreso quello di "miglior film" al prestigioso "Sitges - Festival Internazionale del Cinema di Catalogna". Dietro l'operazione, in ruolo di produttore associato, il sempre presente, camaleontico, Jason Blum. E quest'ultimo non è dettaglio di poco conto, dato che anche stavolta ci troviamo di fronte a un'opera che con il genere di etichetta (attribuito dalla produzione/distribuzione) ha poco, per non dire nulla, da spartire. Pochi, e meno riusciti, sono ad esempio gli effetti speciali, che offrono la visione (nei sogni della protagonista) allucinante, e sinceramente di incomprensibile presenza, di una sirena brutta come la fame (di fatto il leggendario Mamba Muntu); il clima è del tutto privo di tensione e/o phatos; la storia, confusamente impegnata, procede con i piedi di piombo, a ritmo ingessato. Detto in parole povere: come horror siamo, addirittura, sotto ai minimi termini. I motivi di simpatia, verso il titolo e la sua autrice (una donna, per di più di Sierra Leone), da parte della critica (al solito in netto contrasto con i gusti del pubblico, come testimoniano alcune implacabili recensioni sull'imdb), sono quasi sicuramente da ricercare nei contenuti: il contrasto etnico (la famiglia americana borghese, contro una babysitter di colore), quello sessuale (gli uomini, siano essi bianchi o neri, cercano donne solo per "divertirsi") e il contraddittorio pensiero di ogni migrante (di qualunque nazione, Italia compresa, per non essere fraintesi) che ha lasciato il paese più bello del mondo, con la cucina migliore magari (ma a viverci, non ci ritorna di sicuro), per essere a suo parere ospitato in un inferno. La verità, come spesso accade, sta nel mezzo: e così anche questo Nanny non merita nessun plauso, ma nemmeno una sonora bocciatura. Se lo si affronta per quel che è - un'opera prima, drammatica, piena di difetti (terribile il montaggio, con tagli netti e passaggi privi di raccordo come, ad esempio, da una spiaggia al tramonto a una camera, per poi arrivare a un ascensore) e con uno dei finali più sconclusionati mai girati - presenta comunque anche motivi di stima: a cominciare dagli ottimi interpreti (su tutti la protagonista, Anna Diop), proseguendo con la bella fotografia di Rina Yang e concludendo con una condivisibile e rispettabile, pur se ormai abusata, sottotrama di emancipazione etnica e femminile. Detto questo, non è certamente consigliabile a chi, magari suggestionato dalla locandina, intendesse visionare un film in grado di suscitare forti emozioni. Rientra nel filone, oggi non più nominato - per fortuna, giustamente, ancora esistente e molto più prolifico (pur se meno divertente) rispetto agli anni Settanta - della "blaxploitation", anche se per le menzionate intenzioni serie perseguite dalla Jusu (con centro di gravità esclusivamente femminile, dato che la sceneggiatura tratta solo le seguenti figure: madre, figlia, sensitiva, nonna, pazza, moglie, schiava, padrona e quant'altro sia declinato in termini di appartenenza al genere), le giurie dei vari festival hanno - non si sa quanto consapevolmente - frainteso. Un premio alle intenzioni, insomma, non certo alla comunque importante, più pragmatica, arte cinematografica, qui del tutto assente.

 

Anna Diop

Nanny (2022): Anna Diop

 

"(Negro) è un termine estremamente dispregiativo e denigratorio perché è così pregiudizievole ed così infiammatorio che usare quella parola in qualsiasi situazione evocherà un certo tipo di risposta emotiva da parte di qualsiasi afroamericano che sia a portata d'orecchio [...] Quando si utilizza questa parola in presenza di un afroamericano si chiede una reazione da parte sua. È una chiamata alle armi. È un test. Si tratta di un test per ogni afroamericano quando sente quella parola e il test dice: 'Dove stai? Da che parte stai?' [...] È la più sporca, più lercia, più oscena parola della lingua inglese."

(Christopher Darden)

 

Trailer 

 

F.P. 20/12/2022 - Versione visionata in lingua italiana su Amazon Prime Video (durata: 99'32") / Data del rilascio internazionale (streaming): 16/12/2022

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