Espandi menu
cerca
Le sette vipere

Regia di Renato Polselli vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Oplitico

Oplitico

Iscritto dal 18 novembre 2017 Vai al suo profilo
  • Seguaci -
  • Post -
  • Recensioni 2
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Le sette vipere

di Oplitico
10 stelle

Un autore anomalo e post-moderno

Qual’è la funzione dell’arte e, segnatamente, del cinema?

Quella forse di educare le masse ad una visione del mondo sensibile ad istanze moralistiche o politicamente maggioritarie? O non è una trasposizione del mondo capace di comunicare stati d’animo, evocando luoghi e pensieri “altri” nei destinatari?

Vorrei spendere qualche considerazione su quanto realizzato da Polselli che vada oltre la mera stroncatura aprioristica, frutto di retaggi censori sessuofobici o, peggio, politically correct.

Si tratta a mio avviso di un “lavoro”- forse anche una provocazione contro il sistema cinematografico dell’epoca e del suo establishment (da chi aveva mezzi propri per vivere)- caratterizzato da continua sperimentazione, contaminazione di generi per controintuitive ibridazioni e scarti in avanti sui generi correnti.

Certo la morale ed il paternalismo nell’Italia bigotta e social-popolare della ripresa non potevano permettersi di “sdoganare” una simile poetica, cosí nichilistica e dirompente. L’emarginazione economica e la ghettizzazione cinematografica erano dietro l’angolo e hanno contribuito a trasformare, a lungo termine, il letame in diamante purissimo.

Oggi sarebbe bello poter entrare in un cinema di seconda o terza visione, anzichè in una sala Bingo. Ma tant’è...

Il sottile ed introspettivo Pasolini faceva meno paura perchè non avrebbe mai potuto “bucare”, fare presa sulle masse, ma solo su intellettuali da salotto che, peraltro, avrebbero sudato sette camicie ad incasellarlo per i propri fini propagandistici.

‘Le sette vipere’, alla spietata ed eccentrica ricerca delle contraddizioni e meschinità della morale borghese (Épater la bourgeoisie) mi ricorda l’ultimo Buñuel (anche qui in anticipo di un decennio) e il primo Ferreri spagnolo (pressochè sconosciuto in Italia).

L’anomalia di uno sguardo caustico su un modello borghese in disfacimento- trasversale a tutta la produzione Polselliana- non poteva non essere politicamente temuta (nel mezzo del boom economico) e perció stroncata inesorabilmente dai critici.

Il tema del proletariato sofferente, ma sempre composto, non sottovaluta la fuga inesorabile verso la deriva sottoproletaria  (ma Polselli forse sottovalutava il camaleontismo dei politici); la buona borghesia ha ereditato dall’aristocrazia quel lucido istinto rapace e ció spiega la critica corrosiva tramite un anarchismo ante litteram (alla Max Stirner e alla De Sade). 

Le sette vipere (1965) anticipa, per il suo scollacciato politicamente scorretto,  di circa un decennio la commedia sexy all’italiana, mentre i filmini bis-low budget di Polselli dei magnifici anni  “70  (alle scuole elementari li si catalogava brutalmente come “i film zozzi”) forniranno ispirazione (con il loro disincantato omaggio alla devianza fine a se stessa)  al filone sexploitation e pulp Tarantiniano e giú di lí, ma con una vena delirante e involontariamente comica mai piú eguagliata.

Non si possono dare le perle ai porci e questa sperimentazione non aveva senso di esistere; avrebbe solo nuociuto alla salute pubblica, cioè all’estetica consumistica ed omologante di fine secolo. Ecco perchè non si è mai piú visto in circolazione e solo gli americani negli anni ‘90 si sono potuti permettere il lusso di “tentare” di recuperarne i preziosi lasciti.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati