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Orlando

Regia di Daniele Vicari vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Orlando

di obyone
7 stelle

 

Michele Placido

Orlando (2022): Michele Placido

 

Orlando è vecchio ed affaticato. Il corpo lo tormenta con l'incessante tremore delle mani mentre le articolazioni, consunte dal duro lavoro in montagna, gli rendono sempre più complicate le mansioni più semplici. Ma c'è un peso forse maggiore dei malanni del tempo ovvero la solitudine che scandisce i giorni appena appena allietati da una bevuta nel bar di Gabriella, dal fumo di una sigaretta e da qualche festa in paese a cui il vecchio partecipa suonando un organetto. Ma di feste ormai ce ne sono poche perché i villaggi di montagna si sono svuotati, le nozze non si celebrano più ed i bambini da battezzare son sempre meno. E allora il lavoro ed un sorso di nero sono l'unica compagnia per l'anziano contadino almeno fino al giorno in cui riceve un biglietto che proprio non riesce a ignorare. Qualcuno ha chiamato il bar del paese per conferire con lui, perché Orlando un telefono non ce l'ha e men che meno un cellulare. Diavolerie che a nulla servono. Di certo non a zappare la terra intorno agli ortaggi o a spargere il becchime nel pollaio. 

Si è rifatto vivo il figlio, emigrato in Belgio una quindicina di anni prima, o chi per lui.

Ed eccolo Orlando a bordo di una freccia, una zolla di muschio strappata alla roccia che rischia di seccare lontana dall'aria umida della valle. Non è mai uscito dalla Sabina, culla e carcere che l'ha protetto e nutrito, una terra che non l'ha certo arricchito ma gli ha dato il necessario per tirare innanzi anche dopo la scomparsa degli affetti più cari.

Ed eccolo giunto a Bruxelles, addormentato sul sedile del vagone, il baffo ingiallito dalla nicotina, il cappello in testa, una vecchia giacca sgualcita, gli scarponi grossi ed un dialetto stretto che ha fatto a cazzotti con l'italiano vincendo la partita. Finito nella capitale delle banche, della nomenclatura europea e degli affari il vecchio Orlando è l'emblema della lentezza, come la "vaca mora", la locomotiva a carbone che dalle mie parti sputava fumo nero lungo le rotaie mentre portava, lentamente, a destinazione i passeggeri. Roba di sett'antanni fa come la foto ingiallita da cui sembra essere uscito miracolosamente intatto. Orla' mi ricorda mio nonno, almeno un paio di zii contadini, almeno una dozzina di conoscenti che nascondevano le banconote dentro il materasso e nelle intercapedini dei muri. Capaci di infilarsi qualche migliaia d euro nelle mutande prima di uscire di casa ma di avere il tetto di casa sfondato ed il cesso in giardino. La Sabina è in culo al mondo quanto le contrade del mio paese nella Padania industriale. Tutto il mondo è paese.

Ed eccolo a destinazione l'inebetito Orlando, senza una parola di francese nel vocabolario, con una carta d'identità scaduta perché nemmeno quella serve a percorrere il breve sentiero da casa al bar del paese. Ad Orla' gli tocca affrontare una verità inaspettata, una capitale troppo veloce per il suo passo ed una giovane nipote sconosciuta che ha appena seppellito suo padre.

 

Angelica Kazankova

Orlando (2022): Angelica Kazankova

 

Eccola Lyse, bilingue, bionda e sveglia, segnata dalla morte e dall'abbandono. Una passione per il pattinaggio e le immancabili cuffie da millennial. Ha un giubbino alla moda che in Sabina potrebbe sembrare il riparo di un pastore. Senza madre e senza padre, in un appartamento che costa 900 bigliettoni al mese. I soldi che Orlando ha cucito sotto l'orlo della giacca son destinati a finire ben presto a Bruxelles. E allora urge una decisione tempestiva. Orlando vuol tornare al rassicurante paesello mentre Lyse non desidera affatto lasciare la modernità per seguire il nonno tra i pantani e le bestie. Segue una fase di convivenza. Quella maledetta carta va rifatta ed i servizi sociali pretendono che il vecchio mediti sul da farsi. Prendere o lasciare. 

Lyse ed Orlando si allontanano e si avvicinano, ogni volta un po' di più, come le pareti della fisarmonica suonata dal vecchio in un ristorante italiano. Il destino ha preparato per loro vie diverse da percorrere perché l'affetto non sempre basta per unire ciò che la vita ha irrimediabilmente allontanato. 

Daniele Vicari porta sullo schermo la vita vera, i compromessi più dolorosi, gli affetti silenziosi ma alla fine avvinghia due generazioni distanti in un'abbraccio silente ed affettuoso. Ognuno per la sua strada avendo maturato la consapevolezza di una decisione ineluttabile nella dirompente emozione di un periodo fugsce e inaspettato.

Michele Placido mette a nudo le fragilità dell'età senile con paziente devozione mentre la giovanissima Angelika Kazankova tiene testa ad uno dei più coriacei attori italiani con la disinvolta impudenza della giovinezza. Dal canto suo Daniele Vicari finge di non esistere e pennella di olio fiammingo la propria tela con le luci fioche ed i neri intensi della solitudine e  della vita che, dopo tutto, non è ancora finita. 

 

Cinema Teatro Santo Spirito - Ferrara

 

Michele Placido, Angelica Kazankova

Orlando (2022): Michele Placido, Angelica Kazankova

 

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