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I racconti della domenica

Regia di Giovanni Virgilio vedi scheda film

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La recensione su I racconti della domenica

di Gangs 87
5 stelle

Quando la seconda guerra mondiale minaccia il pianeta, Francesco è solo un bambino, orfano di padre di padre, emigrato in America, che cresce con la madre in un piccolo paese della Sicilia. Quando la donna si rende conto che non riesce più a sostenere la sua istruzione e la sua formazione, lo affida ad un orfanotrofio dove Francesco, grazie all’amicizia con uno dei preti che lo gestisce, inizia una corrispondenza con il padre lontano, dal quale non riceverà mai risposta. Crescendo si appassiona alla politica fino a candidarsi come sindaco del suo paesino.

 

Quanta ambizione c’è nella pellicola di Giovanni Virgilio? Lo si percepisce già leggendo la trama, eccessivamente fitta di cose da dire per essere ridotta alla durata di un film. La primissima sensazione che infatti si ha guardandola è proprio che, per forza di cose, ciò che viene raccontato necessità di tempi decisamente più lunghi rispetto a quelli utilizzati e l’impressione generale è di una realizzazione narrativa per certi versi sempre solo accennata e mai approfondita.

 

Lo stesso regista infatti, che personalmente ho intervistato, ha dichiarato di voler traslare la storia in una fiction per l’emittente ammiraglia, proprio per avere la possibilità di approfondire molti dei temi lasciati in sospeso. Raccontare infatti quasi quarant’anni di storia, seppur di un piccolo paese del sud, diventa davvero difficoltoso; nonostante si tenti di farlo attraverso lo sviluppo di un singolo personaggio, gli eventi che ruotano intorno ad esso sono troppo importanti per lasciarli cadere con due scene.

Le troppe domande, a volte anche legate semplicemente alla curiosità, che restano insolute al termine della visione, sono la conferma che lo svolgimento della trama non è stato pensato in modo opportuno. I salti temporali sono troppi e spesso si portano dietro interi decenni di vuoto narrativo che impatta sull’intera pellicola.

 

La stessa struttura di certi elementi riporta continuamente alla fiction: la fotografia, la staticità delle inquadrature, la recitazione degli attori. Ennesima riprova che nel dirigere questo film Virgilio pensasse ad una fiction televisiva, motivo per cui vederlo sul grande schermo incute una certa sensazione di disagio allo spettatore che, se un tantino abituato alla visione di pellicole pensate per il grande schermo, lo troverà non poco fuori luogo.

 

Auspichiamo che Giovanni Virgilio posso realizzare il suo sogno di riportare la sua storia su piccolo schermo dove, senza dubbio per le capacità che ha dimostrato comunque di possedere, sappiamo che troverà il suo degno posto.

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