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Inu-oh

Regia di Masaaki Yuasa vedi scheda film

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La recensione su Inu-oh

di Genga009
8 stelle

Masaaki Yuasa torna al cinema dopo una sequenza di successi conseguiti soprattutto in ambito seriale (con qualche parentesi imposta dalla produttrice Eunyoung Choi) e prova a scrivere, assieme agli sceneggiatori Hideo Furukawa (Heike Monogatari) e Akiko Nogi (Unnatural, Fence), una parte di storia dell'arte e del teatro giapponese ormai persa nei meandri del tempo. Dice il regista:

 

"Un attore chiamato Inu-oh è esistito realmente seicento anni fa. Fece tremare il mondo ma quasi non ne è rimasta traccia. Lo scrittore Hideo Furukawa, affiancandolo a Tomona, ha raccontato la storia di due giovani che sfidano il fato per dare forma ai propri destini. È però una storia moderna: o ci si adatta al fato e alle mode per raggiungere la gloria o si rinuncia ai riconoscimenti per vivere secondo i propri principi. I due offrono una ricompensa agli sconfitti raccontando la propria storia. Questo film offre la stessa cosa, ma sostiene anche chi soffre per aver vissuto secondo i propri principi. Forse, come gli OOPArt, Inu-oh e la musica di Tomona sono veramente esistiti. Ci sono storie che non conosciamo, ma questo film testimonia la loro".

 

scena

Inu-oh (2021): scena

 

Inu-Oh, infatti, è un'opera audio-visiva appesa ai significati di "controcorrente" e di "anticonformismo" e narra, servendosi di un intreccio che prende spunti sia dai poemi classici giapponesi (gunki monogatari o "racconti di guerra"), sia dal fumetto Dororo (1967/1968) di Osamu Tezuka, le vicende leggendarie vissute da due artisti di strada troppo avanguardisti per il tempo e per il luogo nel quale vivevano. La sopressione della libertà di espressione ordinata dal potere vigente, unita a un intenso senso del legame spirituale - quasi fraterno - che caratterizza la parola "amicizia" nella sua concezione più amorevole e sincera, riporta a galla tematiche e spettri di personaggi appartenenti alla poetica e alla inventiva di uno degli artisti più importanti per la formazione di Yuasa, ovvero Taiyo Matsumoto (Ping Pong, Sunny, Tekkonkinkreet). Incrociando dunque folklore, musica pop rock - di chiara matrice piano-glam alla Queen, alla Brian Eno (periodo 1973/1974), alla Elton John e alla David Bowie (periodo 1971/1975) - e un gusto registico grandioso nella resa appariscente delle coreografie animate, il regista trasporta nel Periodo Muromachi (1392/1573) scenografie e spettacoli da Hard Rock Stadium, riuscendo a rendere la periferia di una Kyoto ancora feudale simile alla politicamente animata e in fermento Tokyo degli anni delle lotte studentesche post-1964. La rottura dello status-quo popolare viene indotta ovviamente dalla musica, ma i caotici suonatori e i cantori del film ribaltano gli stilemi non soltanto della danza e della musica tradizionale del loro Paese, bensì ne riformulano il concetto da "cerimonia da contemplare" a "momento di pura estasi" nel quale il pubblico viene coinvolto, diventando così parte integrante della performance.

 

scena

Inu-oh (2021): scena

 

Inu-Oh indaga a fondo l'aspetto dello spettacolo, l'importanza della espressività estetica, l'immagine storica come rievocazione da interpretare e da condividere. La conoscenza delle cosiddette "storie perdute", infatti, è ciò che contraddistingue i protagonisti da tutto il resto dei personaggi, i quali o si arrendono alla superiorità carismatica dei nuovi teatranti, o cercano in tutti i modi di contrastarne l'ovvia avanzata nelle menti e nei cuori del popolo giapponese. La trama, infatti, si conclude con una cinica punta di realismo: ciò che è scomodo per l'ordine e per il potere costituito non può sopravvivere a lungo in una società asservita, povera e, soprattutto, dilaniata dalla paura per via di guerre, carestie ed epidemie. Il parallelismo con il Giappone odierno, quindi, può essere visto nella volontà di Yuasa - e non solo - di emanciparsi da tutto ciò che caratterizza ormai da anni il settore dell'animazione nel "Paese del Sol Levante", un ambiente che troppo poco spesso lascia ai propri professionisti la possibilità di poter creare opere che si possano definire e che possano definirsi realmente autentiche nella loro autenticità.

 

"... com'era per tutti i giovani appassionati di film [eiga seinen] di quel periodo, io credevo fermamente nell'autorialità, ma le opere cinematografiche in cui mi sono trovato a lavorare, una volta entrato nel campo, erano ben lungi da quanto immaginassi. Ho dunque dovuto rivalutare la cinematografia sin dalle sue basi. Dato che l'animazione ha un linguaggio espressivo del tutto unico, questo lavoro all'inizio mi ha fatto sentire confuso, ma alla fine credo si sia rivelato una benedizione sotto mentite spoglie."

- Mamoru Oshii

 

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Inu-oh (2021): scena

 

L'ultimo lungometraggio di Yuasa racchiude in 90 minuti scarsi un'epopea di dimensioni mitologiche e riesce, pur rimanendo estremamente cauto ed elegante nella sperimentazione immaginifica della grafica, a non risultare mai grottesco nonostante tali elementi siano presenti in ogni particolare del film. Inu-Oh, infatti, non è del tutto affiancabile a un'opera precedente del regista. Non presenta i collage schizofrenici e il dinamismo allucinatorio di Mind Game (2004); non rievoca sinergicamente un'estetica e un racconto d'altri tempi come Kaiba (2008); non riduce al minimalismo grafico i frame-video come in Ping Pong the Animation (2014), non si rivela un ricco rifacimento di un classico adattato ai giorni odierni come Devilman Crybaby (2018); non rappresenta in una narrazione delirante una storia di formazione come The Tatami Galaxy (2010) e non vuole ridurre l'estrosità delle vicissitudini e la stravaganza delle riproduzioni a un mero - seppur straordinario nella messa in scena - esercizio filmico neo-surrealista come Night Is Short, Walk On Girl (2017). Yuasa, semplicemente, racconta la sua ennesima trama sconosciuta, trattandola con un ingrediente segreto che ne amplifica la portata cinematografica.

 

Inu-Oh è una delle opere animate migliori del decennio corrente e rimarrà nella storia dell'animazione come uno degli esperimenti operistici migliori della "settima arte" giapponese. Yuasa, invece, è già tra i grandissimi nomi di questa forma d'espressione e, con il suo studio Science Saru, nei prossimi anni potrà soltanto migliorare ancora di più lo stato di grazia della sua immensa carriera.

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