Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Quando l'impegno sociale (la battaglia contro una grande compagnia che per maggiori profitti inquina le falde acquifere) si sposa con il divismo (Julia Roberts) il risultato minimo non può che essere una nomination all'Oscar. Peccato che questo non sia sempre sinonimo di qualità. Ed è proprio questo il caso. Il film si trascina noioso verso uno scontato finale passando attraverso due ore di odiosa presenza davanti alla telecamera di una delle attrici più sopravvalutate della storia. Albert Finney non è un cattivo nostromo, ma poco può fare contro un capitano (Sodenbergh) ed il suo braccio destro (una fidata attricetta della Georgia, qualcuno la conosce?) in delirio di onnipotenza.
Ordini del capitano: ciurma, squinzagliate Julia Roberts e seguitene ogni suo movimento. Tutto ruoti intorno a lei, il successo è assicurato
Lo ammetto non la sopporto! Ha un terribile accento del sud che non si è mai preoccupata gran ché di correggere (troppo studio), è sempre sopra le righe, non riesce a recitare che se stessa. Forse per questo è una diva ma non un'attrice. A ciò si aggiunga che l'America ama il mito della ragazza della porta accanto, anche se la stessa risaputamente è una vipera (che si è fatta mettere incinta dal marito di un'altra, che è anticipaticissima nelle interviste vedi testimonianza varie di giornalisti)
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