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Il Divin Codino

Regia di Letizia Lamartire vedi scheda film

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La recensione su Il Divin Codino

di marcopolo30
5 stelle

Biopic un po' troppo in anticipo sui tempi su Roberto Baggio. Dirige i lavori la giovane Letizia Lamartire che punta tutte le proprie fiches sul difficile rapporto del protagonista con suo padre, sacrificando così quell'epica presente in genere nei film a tema sportivo. VOTO: 5

Per la sua opera seconda dietro la macchina da presa, la regista barese Letizia Lamartire (classe 1987) sceglie di cimentarsi con un biopic, scelta già di suo rischiosa, ulteriormente complicata nella fattispecie dal fatto che il personaggio scelto è vivo e vegeto e le sue opere sono ancora ben fresche nella memoria di tutti noi. Quel personaggio fa Roberto di nome e Baggio di cognome, o se preferite, “Il divin codino”. L'autrice, servita da una sceneggiatura scritta a quattro mani da Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, opta per puntare tutte le proprie fiches sul difficile rapporto del campione vicentino col severo padre Florindo, sulla promessa fatta a questi (all'età di 3 anni) che avrebbe vinto per lui un mondiale di calcio e sull'ormai celeberrimo rigore sbagliato contro il Brasile nella finale di USA '94. Si dice che lo stesso Baggio si sia mostrato estremamente soddisfatto del risultato, quindi ci sta che tale approccio abbia un suo perché dal punto di vista della, diciamo così, verità storica, ma finisce col togliere epica e pathos a quello che in fondo avrebbe invece dovuto essere un racconto di sport. Se insomma il lato puramente drammatico della vicenda è trattato con buona profondità, il film fallisce -relativamente parlando- perché manca di quella carica che pellicole a tema sportivo, quelle ben realizzati s'intende, portano con se per default. Le scene di gioco, sebbene realizzate con gran cura, scarseggiano, e la cosa non deve sorprendere. Con mezzi a disposizione non esattamente pantagruelici sarebbe stato forse più saggio ricorrere a spezzoni reali di repertorio, piuttosto che limitare al massimo il numero di tali scene. In generale, direi che i tempi per un film su Roberto Baggio non erano/sono ancora maturi, e che se proprio dovevano (perché poi?) allora avrebbero dovuto affidare il progetto a un regista di maggior esperienza. Mi è infine rimasta la curiosità a proposito di un fatto menzionato nel film, e cioè l'imminente cessione nel 1988 di Baggio al Pescara, operazione poi saltata. Il Pescara era la mia squadra del cuore e a 14 anni la seguivo con grandissima attenzione, quindi credo che tale notiziona non mi sarebbe sfuggita. Ma tutto può essere.

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