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Il primo giorno della mia vita

Regia di Paolo Genovese vedi scheda film

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La recensione su Il primo giorno della mia vita

di mm40
5 stelle

Una giovane ginnasta finita in carrozzina dopo un incidente; una madre inconsolabile che ha perso la figlia adolescente; un ragazzino trascinato in una sfida autolesionista sui social; un imbonitore che può truffare chiunque, tranne sé stesso. Questi quattro personaggi, tra loro sconosciuti, si ritrovano di colpo in compagnia di un uomo misterioso, con cui hanno modo di dialogare in maniera approfondita ed esprimere le ragioni per i loro rispettivi malesseri. Nell'arco di una settimana di tempo, i quattro capiranno quanto è stata sbagliata l'ultima decisione della loro vita: il suicidio.


Bellissima l'idea, modesta la realizzazione. Il primo giorno della mia vita è un film di Paolo Genovese e 'alla Paolo Genovese': è giusto rimarcare quanto ormai il Nostro si sia spinto verso un'impronta autoriale ben definita per le sue opere e quanto riesca in tal modo ogni volta a caratterizzarle in termini di profondità di lettura e ampiezza di sguardo. La sceneggiatura viene qui scritta da Genovese (autore del romanzo di partenza, omonimo) con Paolo Costella, Rolando Ravello e Isabella Aguilar; i presupposti metafisici sono importanti, le riflessioni esistenziali e l'analisi sociale sono oggettivamente acute, ma rimangono comunque alla portata del grande pubblico. E virare al dolciastro la trama con quella svolta finale così rassicurante, altro non fa che lanciare in un abbraccio verso l'audience più vasta possibile, abbassando i toni sublimi di gran parte del lavoro per mutarli in (lievemente, per carità) patetici. A disposizione del regista ci sono ottimi interpreti che, con un cast corale assortito con grande gusto (altra caratteristica ormai stabile per il cinema di Genovese), nobilitano ulteriormente il lavoro, da Valerio Mastandrea a Sara Serraiocco, da Toni Servillo a Margherita Buy e ancora Gabriele Cristini, Vittoria Puccini, Thomas Trabacchi, Elena Lietti e Giorgio Tirabassi. Due ore di durata sono un po' tantine, ma la materia narrativa le giustifica. 5/10.

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