La recensione su Death files

Death files (2020): locandina

Due fabbri trovano una chiavetta di memoria USB in un vecchio magazzino. Uno di loro, incuriosito, la inserisce in un computer e scopre al suo interno un universo scioccante caratterizzato da creature misteriose, vite spezzate e violenza estrema.

"Le anime umane sono diventate troppo sporche. Probabilmente, non una sola persona è rimasta pura..."

Death files (2020): scena

La tecnologia è entrata nelle case di tutti. Anche di qualche giovane russo che spericolatamente, assieme ad alcuni amici del Belgio, della Spagna e dell'Ucraina, pensa di girare film. Nella miseria di un set che forse rispecchia anche il tenore di vita degli autori di questo allucinante mediometraggio, sette registi (anche sceneggiatori) muniti di cellulare si mettono a fare qualche piccola ripresa, premendo il tasto [REC] dall'applicazione videocamera: un uomo rinchiuso in un bagagliaio; un tizio che - vaneggiando sulle anime degli esseri umani - si accoltella in una vasca da bagno; una donna prigioniera in un garage che denuncia il governo di connivenza con i suoi sequestratori; un maniaco satanista con maschera di maiale in possesso di una sfera a cui attribuisce il potere di vita e di morte sulla vittima; la leggenda di uno squalo dalle forme umanoidi che ha terrorizzato gli abitanti di Astrakhan, emergendo dalle acque di un lago locale. Ma la ciliegina sulla torta è tale Edgar Black, assassino che indossa una maschera da medico della peste e che, parrebbe, essere diventato nientemeno che Satana.

Death files (2020): scena

Dopo avere realizzato queste squallide riprese - tra loro prive di ogni più elementare connessione - Sergey A., Mikhail Ryabkov, Nastasya Sharapova, Inge Vanleene, Eldar Bogunov, Elisey Vishnyov e Nikolay Yeriomin si divertono con qualche programma di video editing e si sbizzarriscono ad applicare filtri: colore, sovrimpressione, bianco & nero, immagini subliminali e quant'altro idoneo a celare la scadente qualità video e soprattutto per nascondere il vuoto che sta dietro all'operazione. Una colonna sonora sperimentale e per certi versi inquietante e l'horror indie è bello che pronto. Siamo evidentemente di fronte a un amatoriale girato (e non scritto alla faccia del numero di sceneggiatori) in circostanze improvvisate.

Death files (2020): scena

Giusto per curiosità tentiamo di approfondire sull'imdb, cercando il curriculum di uno di loro: Sergey A., produttore di 373 (!!!) titoli con all'attivo 358 regie! Eppure chi l'ha mai sentito nominare? Aspetta: 4, 6, 8 voti. Gli autori autovalutano i loro (capo)lavori e ovviamente scrivono recensioni entusiaste. Ma un momento: sono tutti cortometraggi di 4, 5, 6 e 7 minuti, girati a catena soprattutto negli ultimi due anni. Cavolo: da domani, Covid permettendo, chiamo a raccolta quattro amici virtuali sparsi per il mondo e appassionati di horror, e creo un profilo sull'imdb; uno smartphone ce l'ho e pure un potente PC. Vuoi vedere quanti cortometraggi realizziamo in un paio d'anni? L'accesso indiscriminato al più importante database cinematografico comporta anche questo, ossia che qualche perditempo - privo di minima formazione artistica e senza mezzi - si ritenga regista, sceneggiatore, produttore e via discorrendo arrivando a costruirsi un profilo credibile. Andare a spulciare la filmografia degli altri sei registi è da masochisti... tanto quanto affrontare seriamente questa roba.

Death files (2020): scena

"Per strada è pieno di telefoni che portano in giro persone. E nessuno guarda più il cielo, nessuno guarda più il mondo. Io, se devo farmi portare da qualcuno, vorrei che fosse un soffione o una nuvola." (Fabrizio Caramagna)

F.P. 17/12/2020 - Versione visionata in lingua russa (durata: 47'01")