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Genitori vs Influencer

Regia di Michela Andreozzi vedi scheda film

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La recensione su Genitori vs Influencer

di silviodifede
2 stelle

L'analisi delle nuove tecnologie non esiste nemmeno, perché i social vengono trattati con una imbarazzante faciloneria che finisce per banalizzare tutto.

Che il cinema italiano (specialmente nella commedia) non sappia trattare l'argomento social e nuove tecnologie è un fatto risaputo: può cambiare la tendenza un soggetto così centrato proprio su tali argomenti?

Potrebbe. Se solo si avesse coraggio e idee, creatività e capacità di comprendere gli argomenti. Cosa che però in "Genitori vs Influencer" non esiste.

 

Cosa vuole essere questo film?

Non sa essere una commedia di costume, perché il mondo reale è trattato in modo palesemente superficiale e non c'è l'acume per entrare in certi dettagli fondamentali.

Non sa essere una satira sul mondo social, perché non c'è il coraggio di creare una vera critica né su questo né su coloro che lo criticano senza capirlo (e d'altronde non puoi fare satira se poi nel cast in un ruolo abbastanza importante metti Giulia De Lellis, ovvero proprio il profilo che dovrebbe entrare nel calderone).

Non sa essere un anti-teen movie, perché (come spesso capita nel cinema attuale che non si abbassa a provare a comprendere le nuove generazioni) i giovani vengono descritti come esseri vuoti unicamente attaccati al cellulare, descrizione ancora più superficiale della superficialità giovanile descritta: salvo poi andare su passaggi risaputi sembrando esattamente un teen movie dei più banali.

E infine non sa essere un film rivolto al pubblico giovanile, perché non lo fai certo unicamente descrivendo gli adulti come dei cretinotti del tutto incapaci di comprendere le nuove tecnologie.

 

Si crea un vero e proprio pasticcio per l'incapacità di avere presente una vera strada da seguire. E soprattutto per l'incapacità di osare realmente, di criticare tutto e tutti e di non voler tracciare già dopo mezz'ora strade forzate per intravedere la comoda via dell'happy ending.

E' proprio la faciloneria con cui viene descritto il mondo social la base del disastro di questo film, dando la sensazione che gli autori per primi non sapevano bene ciò di cui parlavano: e poi quanto è facile al cinema diventare "virali"?

 

In questo caso non è certo un problema di attori, anche se alcuni vengono sfruttati malissimo (dal gruppo dei vicini, con Frassica che nel vuoto generale riesce a piazzare un paio di battute simpatiche, al preside di Massimiliano Bruno), caratterizzati in maniera sciatta e banale. Anche perché il Fabio Volo tanto vituperato come scrittore (anche dal sottoscritto a essere sinceri), come attore non è poi così male e riesce a rendere umano il proprio personaggio in un film di personaggi poco vivi. E nemmeno Ginevra Francesconi (nella banalità del proprio personaggio) finisce per sfigurare.

 

Il problema, come troppo spesso capita nella commedia italiana attuale, sta nella scrittura che vorrebbe strizzare l'occhio a tutti, finendo per non raccontare nulla, per rendere tutto estremamente banale. E finendo per cui per scontentare tutti.

Velo pietoso per la ruffianeria delle comparsate delle Iene o di Barbara D'Urso, che non meritano nemmeno il commento.

 

Voto: 2

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