La recensione su Parigi, 13Arr.

di RobertoMangiafico

8 stelle

Tre giovani belli e seducenti inseguono compulsivamente il sesso e l’amore per le strade di una Parigi che somiglia a New York e troveranno forse se stessi.

Ispirato alle graphic novel di Adrian Tomine, l’ultimo film di Jacques Audiard Parigi, 13Arr. (2021) è una commedia romantico-generazionale che racconta le mutevoli geometrie amorose e le precarie occupazioni di tre giovani residenti del moderno e multietnico quartiere parigino Les Olympiades. L’asiatica Émilie, una laureata in scienze che lavora in un call center di televendite e, dopo il licenziamento, come cameriera, ama l’afrodiscendente Camille ma non disdegna il sesso occasionale, cercato via app, da consumare velocemente in una pausa di mezz’ora dal lavoro. Alla timida Nora, passata dalle transazioni immobiliari agli studi universitari per poi tornare alla vecchia attività, piace flirtare di notte in videochat con la camgirl Amber. Camille, insegnante di lettere ma anche dottorando e gestore di un’agenzia immobiliare, si divide tra Émilie, una collega di liceo e Nora. “Prima scopo, poi vedo”: la risposta di Émilie ad una domanda di Camille all’inizio del film riassume efficacemente la regola prioritaria a cui s’improntano i comportamenti relazionali di questi millennial apparentemente privi di idealità e progetti di vita ma così vitali nella ricerca di se stessi. Il film, girato in un elegante bianco e nero che ricorda, anche per il paesaggio urbano, Manhattan di Allen, è sicuramente godibile. Un nuovo Audiard più leggero ma non superficiale che sorprende favorevolmente i suoi estimatori (quorum ego) confermando la sua versatilità e maestria.