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Bisturi, la mafia bianca

Regia di Luigi Zampa vedi scheda film

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La recensione su Bisturi, la mafia bianca

di LorCio
6 stelle

Già regista di quello che forse è e resterà il migliore film sulla sanità italiana (Il medico della mutua), Luigi Zampa torna sul luogo del delitto ma questa volta con un tono più serio e gravoso. Ambientato dentro una clinica privata diretta da un medico di grido, è la storia d’ordinario orrore di un luogo in cui contano più il denaro che la salute, nel quale, nonostante il motto “qui non muore nessuno”, qualcuno ci lascia veramente la pelle (e nella maggior parte dei casi perché non ci si può permettere cure adeguate).

 

Abitato da due personaggi speculari che esprimono, a loro modo, un’idea di professione, ossia il rampante e cinico Gabriele Ferzetti e l’onesto quanto debole Enrico Maria Salerno, è un film che si schiera naturalmente contro la medicina che si contamina col potere politico ed economico, proponendosi come un apologo a favore della sanità vera e propria che si pone dalla parte del malato. Secco, denso e prevalentemente rapido, probabilmente moraleggiante qua e là, il film non è di certo un capolavoro, ha qualche problema di fluidità specialmente nella seconda parte, ma può contare su un tema pesante, su una regia che sa il fatto e suo e su un buon cast (in cui si ripete il Claudio Gora del film con Alberto Sordi), in cui un mostruoso Ferzetti e un alcolico Salerno si scontrano fino all’ultimo sangue pur di far valere le proprie ragioni, come nel drammatico finale in sala operatoria.

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