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Il commissario Montalbano: Il metodo Catalanotti

Regia di Alberto Sironi, Luca Zingaretti vedi scheda film

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La recensione su Il commissario Montalbano: Il metodo Catalanotti

di genoano
5 stelle

Montalbano si muove nel limbo che separa la finzione dalla realtà, si confronta con un pericoloso metodo che forse coinvolge anche lui, e si lancia in una sorta di ultimo tango a Vigata. Poca tensione, linea comica azzerata, resa banale della trama : stavolta il commissario tradisce, in tutti i sensi. Voto 5.

Un mefistofelico regista teatrale, che sembrava quasi capace di "strappare l'anima" ai suoi attori per metterla in scena, viene ritrovato morto col petto trapassato da un pugnale. Salvo indaga, e trova via via elementi che lo coinvolgono sempre più profondamente, più che nel caso, in una intensa riflessione personale, come se fossero stati lasciati appositamente per lui; forse il commissario è stato l'ultimo inconsapevole soggetto sottoposto al "metodo Catalanotti" e, senza rendersene conto, ha rappresentato sul grande palco della vita lo psicodramma della sua esistenza. I diari del defunto divengono quasi dei copioni galeotti da leggere e provare assieme ad una collega, pretesti per convegni amorosi che hanno luogo nella casa dello stesso regista; i drammi teatrali al cui allestimento Catalanotti aveva lavorato, "Giorni felici" di Beckett e "Svolta pericolosa" di Priestley, portano il commissario da un lato a prendere coscienza del penoso senso di stallo e di disperazione che prova dentro di sè per lo spegnersi graduale e inesorabile della passione nel rapporto con Livia, dall'altro a interrogarsi sulle conseguenze che avrebbe la rivelazione della verità; l'ultimo, "La voce umana" di Cocteau, viene condensato in una drammatica telefonata in cui Livia, affranta, fa i conti col doloroso distacco emotivo in atto. L'episodio avrebbe dovuto suggerire tutto questo, ma lo fa in maniera faticosa o non lo fa affatto, fallendo senza neanche provare nell'ambizione che avrebbe dovuto avere, fare "entrare" il commissario nel teatro dopo che tanto teatro, di Pirandello ma non solo, era entrato nelle sue storie. Pochissimo spazio viene riservato ai comprimari del commissariato, beniamini del pubblico come e più di Montalbano; il ritmo latita, e una coltre di pesantezza avvolge la storia. Ottime le prove di Sonia Bergamasco, che appare pochissimo ma con la famosa telefonata dà vita alla scena migliore del dramma, e di Antonia Truppo, nella parte, paradossalmente, dell'attrice scartata.

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