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Crepa padrone, tutto va bene

Regia di Jean-Luc Godard, Jean-Pierre Gorin vedi scheda film

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La recensione su Crepa padrone, tutto va bene

di tafo
5 stelle

Godard è crepato e non va bene per niente.

Un Godard minore sicuramente. Nel periodo più politico del nostro non basta mettere in scena un’occupazione operaia di un’azienda dove i sindacati ordinano e gli estremisti autonomi comandano. Gli attori coinvolti sono eterogenei ma non riescano a dare nulla al film. Vittorio Caprioli qui padrone della fabbrica occupata non riesce a farsi ricordare nella sua solita capacità di portare il film da un’altra parte, qui il suo discorso antimarxista non porta da nessuna parte. Jane Fonda qui giornalista americana fa coppia con Ives Montand regista che gira pubblicità ed è orgoglioso di farle. Il report dell’occupazione fatto dai due è pieno di carrelli e di piani-sequenza  che vorrebbero mettere a nudo la verità senza montaggio ma in realtà rimangono artefatti senza spunti didascalici e senza mordente. Un uomo e una donna vagano inconsapevoli nella Francia degli anni settanta volendo stare con gli operai guardandoli come testimoni privilegiati. la sequenza del supermercato lunga e complicata anche per il nostro non coinvolge. Il messaggio c’è, ovvero il consumo senza fine nella logica capitalistica di innalzare gradualmente il benessere di ognuno consumando di più ed entrando tutti nella logica del sistema. Tutto diventa commerciabile, tutto ha un prezzo, magari scontato, ma lo ha. La differenza tra comunismo e consumismo è di una lettera, infatti dalla durezza del lavoro alla catena di montaggio dei salumi con i suoi odori e sudori  è facile passare alla cassa di un negozio con il carrello pieno prima di capire che ci hanno fottuti. Nel mezzo i dilemmi di una coppia borghese con problemi esistenziali che cerca di osservare la società intorno. Bastava poco per fare un film migliore fra resoconti sindacali e opera-saggio Godard non riesce a farci entrare nel clima di quegli anni. I due protagonisti hanno visto ma non hanno fatto loro quel sentire, si sono trovati in mezzo alla storia come spettatori ma non sono entrati nella storia.

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