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La vetta degli dei

Regia di Patrick Imbert vedi scheda film

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La recensione su La vetta degli dei

di Tetsuo35
7 stelle

Film d'animazione del 2021 presentato a Cannes e vincitore del premio César nel 2022, è un adattamento del manga in 5 volumi del maestro Jir? Taniguchi (inevitabilmente prosciugato, per comprimere 1500 pagine in un’ora e mezza), che a sua volta riadattava un romanzo del prolifico scrittore Baku Yumemakura (del quale aveva già adattato il primo volume della serie di arti marziali Garôden). L'opera di Taniguchi si allontanava dalle atmosfere più rarefatte, con più di un debito a Ozu, tipiche dei manga da lui realizzati a partire dagli anni '90, per narrarci un’epopea sportiva legata alla conquista delle montagne e nello specifico della Vetta degli Dei del titolo, vale a dire l’Everest.

 

scena

La vetta degli dei (2021): scena

 

Ci viene narrata la vita di J?ji Habu (personaggio di finzione vagamente ispirato allo scalatore Masaru Morita), uomo dallo spirito giapponese nella sua dedizione assoluta, per quanto pervaso da un'indole decisamente individualista, più di stampo occidentale, ricostruita tramite l’indagine del fotoreporter Fukamachi, chiaro alter ego dell’autore, occhio ammirato, esterno ma appassionato, che scava nel passato del protagonista per cercare di carpire il segreto di una dedizione finalizzata al raggiungimento di una meta fino alle estreme conseguenze.

 

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La vetta degli dei (2021): scena

 

Patrick Imbert, animatore di grande esperienza (tra le altre cose, è stato il direttore dell’animazione di Ernest et Célestine) realizza il film con evidente rispetto nei confronti del lavoro di Taniguchi, riproponendone lo stile dettagliato al limite del fotorealismo per i fondali e dando, grazie all’ampio respiro dell’immagine filmica, un senso di ammirata contemplazione nei confronti della montagna, a tutti gli effetti coprotagonista della vicenda, con ampi rimandi al senso del sublime di Friedrich.

 

scena

La vetta degli dei (2021): scena

 

Il risultato è un film che si lascia seguire con piacere, appassionato e complesso e che riesce a trasmettere la grande profondità del soggetto di partenza, capace di dirci qualcosa di non banale sull’uomo e sul suo confrontarsi con i limiti, in un’eterna sfida che si autogiustifica in se stessa.

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