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Bordello a Parigi

Regia di José Bénazéraf vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Bordello a Parigi

di undying
6 stelle

Raro nazi-erotico di José Bénazéraf, qui ispirato dal filone italiano, in particolare al Salon Kitty (1976) di Tinto Brass. Le scene di sesso sono poste a contorno di una ricostruzione storica piuttosto seria, e trattata in maniera rigorosamente drammatica.

 

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Bordello a Parigi (1978): locandina

 

Francia. Sul finire della Seconda guerra mondiale, all'interno di un bordello parigino destinato ad ospitare alti gerarchi nazisti, Brigitte (Brigitte Lahaie), Dolorès (Dolorès Manta), Erika (Erika Cool) ed Amelia si concedono sessualmente agli ufficiali delle SS, ascoltando nei momenti di pausa, con fremenza, le notizie radio sull'avanzata delle truppe alleate. Amelia, in particolare, cerca di ottenere informazioni utili dal capitano Vilen, cliente fedele e forse segretamente innamorato.

 

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Sulla falsariga dei "nazi" italiani - in particolare del Salon Kitty di Tinto Brass - José Bénazéraf realizza un dramma spinto, con scene di sesso intercalate in un film che non lesina riferimenti al periodo storico, tracciati con ciclica cadenza dalla radio (narratrice a tutti gli effetti). Le notizie che si diffondono tra le ragazze del bordello trattano della prima grande disfatta subìta da Hitler, con la cattura di un'intera armata nazista composta da 30.000 uomini, guidata da von Paulus a Stalingrado; informazione seguita dalla cattura e fucilazione di François Darlan in Algeria, e quindi dalla dichiarazione di Eisenhower in merito allo sbarco in Normandia. Piuttosto curato, per scenografie e costumi, Bordello a Parigi presenta una bellissima fotografia slavata, spenta, accostabile al tono seppia e interpretazioni sopra la media per un hard. 

 

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Il più bel seno d'Europa: Brigitte Lahaie 

 

Bénazéraf è ancora in una fase impegnata, utilizza le scene di sesso per ideologie "rivoluzionarie" e fortemente politiche e gira una pellicola seria, con dialoghi insolitamente educati (non vengono, ad esempio, pronunciate volgarità di alcun tipo durante gli amplessi). Cede alla violenza solo negli ultimi cinque minuti, mettendo in scena la tortura cui va incontro Amelia, "elettrificata" dopo che è stato scoperto essere una spia al servizio delle forze alleate. Il tutto è inserito in un contesto verosimile, con il tema della guerra in corso centrale e necessario (1942 - 1945 - Bordello a Parigi è un titolo alternativo del film).

 

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Brigitte Lahaie in Bordello a Parigi

 

Una colonna sonora che preleva classici tedeschi fa da costante contorno allo svolgersi degli eventi, mentre la splendida Brigitte Lahaie (in rara tinta dei capelli di colore rosso) più volte esibisce con orgoglio il petto nudo, arrivando senza modèstia ad affermare, giustamente: "Ho i più bei seni d'Europa". In maniera sicuramente inadatta, dopo avere diretto sino alla fine un film piuttosto coscienzioso, Bénazéraf chiude con un fermo immagine sulle tre ragazze sopravvissute, mentre stanno per essere liberate dagli alleati. Sono su un balcone, sorridenti; una di loro esclama, mentre all'ingresso del bordello va in scena uno scontro armato: "Gli uomini si divertono così. La solita merda. Ecco che si ricomincia."

 

Note sulla versione italiana 

Bordello a Parigi propone un'edizione cut dell'originale francese. Paradossalmente, mancano 12 minuti di scene drammatiche. Non sono invece state tagliate le sequenze hard.

 

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Bordello a Parigi (1978): locandina

 

"In guerra mi facevano più impressione i vivi, che i morti. I morti mi sembravano dei recipienti usati e poi buttati via da qualcuno, li guardavo come se fossero bottiglie rotte. I vivi, invece, avevano questo terribile vuoto negli occhi: erano esseri umani che avevano guardato oltre la pazzia, e ora vivevano abbracciati alla morte." (Nicolai Lilin)

 

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Finale "punitivo" di Bordello a Parigi

 

F.P. 01/04/2020 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 72'28")

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