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Labyrinth of Cinema

Regia di Nobuhiko Obayashi vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Labyrinth of Cinema

di alan smithee
7 stelle

FEFF 22
"-Siamo il pubblico. Moriremo anche noi?
-Io ho sanguinato.
-Se guardiamo e basta, non cambierà nulla!
-Mi fa male il petto.
-Un film non può cambiare il passato, ma può cambiare il futuro!
-Allora creiamoci il nostro lieto fine!"
e ancora...
"-Quindi il pubblico vivrà? e' come se i film mi chiedessero di fare qualcosa della mia vita".


Nella cittadina sul mare conosciuta come Onomichi, nella prefettura di Hiroshima, tre ragazzi che partecipano alla proiezione all'interno di un cinemino destinato alla chiusura, si ritrovano a ripercorrere, attraverso un viaggio nel tempo fatto di immagini, colori e sensazioni di tipo squisitamente cinematografico, alcune drammatiche fasi salienti della storia del Giappone, dalle remote epoche del feudalesimo, fino alla guerra del Pacifico culminata, dopo Pearl Harbour e la battaglia di Okinawa, con lo scoppio della bomba atomica.
Come in un labirinto, l'anziano visionario ed eccentrico regista Nobuhiko Obayashi ci conduce attraverso un caotico ma visivamente abbagliante carosello di va e vieni temporali in cui i ragazzi rivivono sulla loro pelle, se non da protagonisti, almeno da persone coinvolte, episodi che hanno segnato il destino, comunque spesso travagliato, del loro paese.

Ne emerge un festoso, ma anche drammatico, lunghissimo ritratto a tinte colorate e melodrammatiche di un paese sempre in balia tra forze dominanti e dominatori, con il popolo reso succube definitivo e dolente di ogni presa di posizione, che il bizzarro, visionario regista rivisita attraverso diversi generi cinematografici, che spaziano fino al western, passando per il musical ove ha la meglio la cultura locale ancora molto ignota e misteriosa dinanzi ai nostri occhi di occidentali.
Un viaggio lungo e tortuoso, non sempre coinvolgente ma spesso almeno visivamente appassionante, che ricorda certe eccentriche scommesse cinefile portate avanti da registi coraggiosi e arditi come Guy Maddin, ove l'influenza del cinema, dei suoi stili di racconto, si ripercuote sulla vita dei protagonisti, condizionandone non poco i destini, ma permettendo anche alal vita vera di cambiare i destini prefissati che la pellicola prevede inderogabilmente.

In questo viaggio tra celluloide e movimenti spazio temporali continui, il nostro Mario potrà finalmente sposare la bella Noriko, che smetterà di morire ogni sera sullo schermo, costretta a tal sorte da trent'anni a questa parte, per rispettare il destino attribuito al suo ruolo dalla storia, o da esigenze di sceneggiatura.
"Noriko, sei più vecchia di me ormai. Sei stata uccisa in guerra, ma finché io ti ricorderò, tu vivrai, Noriko. Per questo io sto qua".
 
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