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I predatori

Regia di Pietro Castellitto vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su I predatori

di Andreotti_Ciro
8 stelle

Il primogenito di Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini, confeziona una prova d'esordio spiazzante e intrisa al tempo stesso di toni drammatici e ilari. Narrando la vita di due famiglie distanti in termini di convinzioni; da un lato la famiglia Vismara: una madre con due figli proprietari di un'armeria e ben più che semplici simpatizzanti del regime fascista che mitizzano attraverso suppellettili e croci celtiche impresse su ogni oggetto di loro proprietà e attraverso l'educazione all'uso delle armi di Cesare il dodicenne figlio di Claudio, il marchigiano comico e attore brillante, Giorgio Montanini. I due hanno in Flavio, uno zio che ancor più di loro crede nell'uso delle armi, interpretato magistralmente dal solito debordante Antonio Gerardi, capace di caratterizzare con toni ancor di più fra il grottesco e il serio un criminale spietato che impiega l'armeria di famiglia come arsenale dal quale attingere fucili e munizioni per i propri traffici. Dall'altro lato la famiglia radical chicdei Pavone,composta da Pierpaolo, medico chirurgo, sua moglie Ludovica, regista decisamente snob, e il venticinquenne Federico, dottorando alla facoltà di Lettere e Filosofia, rispettivamente interpretati dagli attori di teatro Massimo Popolizio,Manuela Mandracchia e Pietro Castellitto che per sé ha optato per il ruolo di giovane disilluso che ancor di più farà virare la storia verso toni grotteschi.

 

 

I due nuclei apparentemente inconciliabili non sono solo accomunati dalla città d'origine ma anche, per quanto differenti per estrazione sociale e convinzioni, dal fatto di essere depositari, in ognuno dei propri membri, di verità nascoste che le trasformano da prede, è il caso di Ines – l’attrice Marzia Ubaldi, recentemente scomparsa - a predatori e quindi tutti quanti non troppo dissimili nonostante le diversità iniziali.

 

 

I difetti palpabili, per un film premiato sia alla 77° mostra del cinema di Venezia, nella sezione Orizzonti, sia con il Nastro d'argento che con il David di Donatello per l'esordio alla regia, sono il voler presentare troppi personaggi e troppi snodi narrativi ai limiti dell'assurdo, necessari per esasperare il tono da dark comedy e forse per non correre il rischio di essersi dimenticati qualche intreccio irrisolto. Nonostante queste evitabili sbavature la trama regge e la circolarità narrativa, vero tocco d’ingegno, è garantita dalla presenza enigmatica di Vinicio Marchioni. Le risate amare arrivano a segno, le riflessioni che vengono suscitate dalla visione sono intense anche grazie alle capacità di tutto il cast. A questo punto aspettiamo con curiosità la seconda prova di Castellitto che a breve apparirà sul grande schermo nel ruolo di Enea (id.; 2023) protagonista di un’altra storia Romana altrettanto attuale e decadente. 

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