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The Nest - L'inganno

Regia di Sean Durkin vedi scheda film

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La recensione su The Nest - L'inganno

di LAMPUR
4 stelle

Jude Law, Carrie Coon

The Nest - L'inganno (2020): Jude Law, Carrie Coon

Sean Durkin inganna noi, innanzitutto. Anche se la storia è quella di un imprenditore ambizioso, affarista che mira alto, “uomo dell’anno” negli States, con “ un milione di dollari in banca”, splendida villetta luminosa, famigliola felice, due figli sorridenti e scherzosi, moglie realizzata nel suo lavoro di istruttrice di equitazione.
Jude Law però, più ambizioso che imprenditore, vuole sempre di più, ed è disposto a sradicare la sua famiglia da quel compiuto eden americano per promettergli ancora di più nell’Inghilterra thatcheriana della deregulation, dove fiuta ricchezza immensa.
Si trasferiranno ed inizieranno ovvi problemi. Intanto da una casa luminosa ad un maniero oscuro e sinistro, dall’atmosfera depressa già in partenza, l’unico cavallo fatto trasferire accusa il colpo, magari il lungo viaggio, e muore. La moglie scopre che è stato il marito a volersi trasferire, e non esisteva affatto l’opportunità offerta, come le aveva fatto credere. E senza l'unico cavallo le toccherà lavoricchiare presso la fattoria vicina. I ragazzi iniziano ad essere insofferenti della situazione, della casa, della lontananza dalla città (li accompagnano sempre in ritardo a scuola). Gli affari per Jude non vanno affatto come prevedeva ed iniziano a mancare i soldi anche per la bolletta del telefono. E a questo punto, nell’elementarità della situazione, il nostro regista inizia a far pesare aspetti ancora più sinistri come il cavallo sepolto che riaffiora, le porte di casa chiuse ritrovate aperte, il marito che resta fuori la notte per lavoro o che va alla ricerca della mamma che non vede e sente da anni, così, tanto per. I figli che reclamano autonomia o semplice attenzione, fino a chiudere la parabola discendente con una teorica catarsi, dopo aver toccato il fondo dell’incomprensione, semplicemente chiedendo scusa.
Sean Durkin inganna noi, innanzitutto. Ma inganna anche il cinema, che non può rendersi veicolo di un dramma subito palese, ma con mezzucci telefonati ed elementari, con attori in parte ma relegati al compitino, schiavi di una sceneggiatura pianificata, con nessun colpo di scena, rintronati dall’ambientazione, costretti al dramma dai drammi procurati, come col tassista che scarica il protagonista in mezzo alla campagna.
Sean Durkin ha ingannato noi, i protagonisti, e sicuramente pure il cavallo.  

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