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Storia di un soldato

Regia di Norman Jewison vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Storia di un soldato

di John_Nada1975
8 stelle

Uno dei migliori film americani del decennio '80-candidato a molti premi ne vinse di paludati ben pochi-, e realizzati all'interno dell'industria(la Columbia Pictures- Delphi), sull'ormai tema da "giornate mondiali"-quindi da rifuggire come la meningite-, del razzismo.

Questo invece, sarebbe da proiettare nelle scuole in tale giorno di supercazzole quirinalizie, e non magari le baggianate abbellite e faziose che vengono propinate ai ragazzi di solito.

Un preambolo necessario, poiché il professionista versatile Jewison imbastisce un discorso piuttosto coraggioso(traendolo dalla omonima opera teatrale e Pulitzer messa in scena dal Negro Ensemble Theatre, di cui mutua diversi attori neri e bianchi a partire dagli eccellenti Howard Rollins e Adolph Caesar, morti troppo presto, fino ad Art Evans e Dennis Lipscomb, Trey Wilson, e ad un solito monumentale nei ruoli di "cattivo", Wings Hauser, in un cast eccellente e talmente vasto, impossibile da citare tutto), sul razzismo come "categoria mentale" esercitato anche da alcuni stessi "negri" che vogliono essere come i bianchi, occupare le loro posizioni e gratificarsi di ciò in evidente riproduzione degli stessi, del potere, su altri "negri" come loro ma meno istruiti, consapevoli e incattiviti dalla "selezione", più che della razza, delle attitudini caratteriali, e dei gradi come dei "titoli'', portandoli all'occorrenza anche fino alla cella di rigore per un'accusa ingiusta e costruita, e al suicidio.

Discorso niente affatto facile e frequentato dal cinema americano e non, soprattutto quello "addomesticato" e completamente partigiano di adesso, se non in forme rare abbastanza "coraggiose" ma più caricaturali e grottesche come è a lui congeniale, come dal QT di "Django Unchained" nel personaggio di Samuel L. Jackson.

L'archetipo del Sergente Waters di Adolph Caesar e citato anche nel film stesso, il "negro" addestrato dal bianco ad urlare e controllare come un secondo occhio dal bianco agli altri "negri", da diventare come e peggio dei "badroni bianchi", un altro prodotto conflittuale appunto, di quello "stato mentale" e di quella"scuola di pensiero". 

Da fare sì che poi il Klux Klux Klan o i bianchi, in uno Stato del Sud dove la storia è ambientata nel 1944(agli albori del NAACP e venti anni prima delle lotte per i diritti civili, e la fine della segregazione negli stati sudisti), nemmeno c'entri nulla nella morte violenta del Sgt., e come avrà modo di accertare con amarezza il Capitano Davenport/Howard Rollins, avvocato laureato ad Harward, e incaricato delle indagini nella base d'addestramento.

Eccellente il doppiaggio italiano, con Mario Cordova per il Capt. Davenport, e Claudio Capone per il Pfc. Peterson, un giovane Denzel Washington, cruciale nel film.

 

John Nada

 

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