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Ma

Regia di Tate Taylor vedi scheda film

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La recensione su Ma

di giurista81
6 stelle

Drammatico spacciato per film dell'orrore per alcune sequenze violente, Ma è un film triste che potremmo ricondurre al sottofilone aperto da Carrie (1976) di Brian De Palma. Gli errori e gli abusi del passato si riflettono in una tragedia futura, con un'assassina che altro non è che un prodotto della società. Una debole, innocua e timida ragazzina viene trasformata in mostro da chi non ha avuto la forza di ribellarsi agli abusi a cui è stato testimone (preferendo il silenzio o l'adeguarsi alla logica del branco) e da chi questi abusi li ha perpetrati in nome di un bullismo destinato a ripercuotersi a cascata su altri soggetti. Le risate e il divertimento della gioventù mutano forma al ribaltamento della situazione, trasformandosi in grida, pianti e morte, così da  impartire una lezione che non dovrebbe mai liberarsi dalla mente delle persone: non fare agli altri ciò che non vorresti esser fatto a te.

Gli sceneggiatori, tra cui il regista Tate Taylor, optano per il realismo e tagliano ogni possibile componente soprannaturale. Ne viene fuori una pellicola lenta negli sviluppi, altamente drammatica (ma è lo è solo nell'ultima parte), in cui si tende persino a patteggiare per la malata di turno, con un soggetto che ricorda sia Misery non Deve Morire (1990) sia il Dogman (2018) di Garrone. Il regista orienta però il tutto verso un teen movie decisamente più intelligente della media, giocando con gli stilemi e i topoi dello slasher movie, per virare poi oltre. Si suggerisce infatti la presenza di un qualche orrore nascosto nella casa, ma il pensiero è il solo frutto di quanto lo spettatore è stato abituato a vedere altrove. In questa cornice, rappresentata anche da musica disco e dal divertimento, si plasma una vendetta per interposta persona. La gentile ed evidentemente frustrata e disturbata Ma (una più che brava Octavia Spencer) pensa infatti di organizzare il suo piano di vendetta, adescando i figli dei vecchi compagni di scuola (ovvero quanto di più caro essi possano avere). Taylor è bravo a non appiattire la costruzione narrativa, portando avanti il tutto con un'alternanza tra presente e passato. I ricordi di Ma sono portati in scena per mezzo di veloci flashback sulla gioventù della piccola Ma. Taylor lascia maturare il soggetto, porta avanti il film in modo lento (e anche con qualche buchetto di sceneggiatura) con una storia i cui sviluppi sembrano labili, non decisi fin dall'inizio. E' come se Ma mettesse alla prova le sue prede, ne misurasse il valore per decidere la piega da dare al tutto. Organizza così delle festicciole abusive nell'interrato della propria abitazione, dove inizia i ragazzi adolescenti alla consumazione dell'alcool, facendoli ballare, ma avendo anche atteggiamenti promiscui che arrivano all'atto di far denudare completamente uno dei ragazzi.  Beffeggiata e trattata come se fosse una sfigata, Ma, a poco a poco, mette in atto il suo folle piano e giunge a vendicarsi sia nei confronti di chi, da giovane, la derise davanti a tutti, sia nei confronti dei figli degli stessi. Le condanne riservate ai vari soggetti saranno parametrate agli atteggiamenti e alle caratteristiche di ognuno di loro.

Tate Taylor confeziona così una pellicola drammatica, catalogata ingiustamente come horror, a sfondo sociale, in cui si denunciano gli effetti collaterali del bullismo. I mostri sociali, a volte, sono il frutto della stessa società e non certo di una malvagità insita nell'individuo. Il finale, malatissimo, con Ma che tra le fiamme si sdraia accanto all'amore di gioventù è di una tristezza unica e richiama alla mente Stephen King. Da rilevare, nel cast, oltre alla candidata all'oscar Octavia Spencer, una ritrovata Juliette Lewis e il Dracula di Gary Shore (Dracula Untold) Luke Evans.

Costato 5 milioni di dollari, ne ha incassati 60, dimostrandosi un riuscito prodotto. Sopra la media degli horror di ultima generazione.

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