Regia di Corey Large vedi scheda film
Esordio in regia per uno dei produttori di It follows, che si occupa (male) anche della sceneggiatura. Non solo: interpreta il ruolo di un personaggio che dovrebbe essere simpatico, riuscendo ad ottenere l'effetto opposto. Ne esce un brutto fantahorror, al cui confronto Shark - Rosso nell'oceano sembra Il quinto potere di Orson Welles.
Jess (Alexia Fast) e Nicole (Cinta Laura Kiehl) accettano l'invito di Lance e Marty. Quest'ultimo, figlio d'un industriale di una nota azienda che svolge esperimenti illegali, principalmente di natura chimica, ha organizzato un party sullo yatch del genitore, con l'intenzione di riprendere la relazione con Christy (Veronica Dunne), la sua ex. Sotto le false generalità di meccanico, a bordo è presente anche Brady (Jesse Metcalfe), in realtà infiltrato per carpire documenti riservati, custoditi su un pc, nonché un campione in provetta. Per un guasto tecnico la nave si ferma in prossimità di un'isola. Alcuni del gruppo decidono di utilizzare una scialuppa per raggiungere la terraferma, nella speranza di riuscire a chiedere soccorso. In realtà finiscono in una base segreta, al cui interno una creatura mostruosa, frutto di manipolazione genetica, ha massacrato l'equipe di scienziati. Ma, anche a bordo dello yatch, è presente un'altra analoga entità.
Corey Large -uno dei produttori del sopravvalutato It follows- scrive, produce, dirige e interpreta (nel ruolo di Malcom, l'antipatico cuoco di bordo che tenta di conquistare una bellona spacciandosi per il proprietario dello yatch) questo inguardabile horror canadese. Tra brutti dialoghi, scenografie scontate e situazioni imbarazzanti per quanto elementari, The ninth passenger procede per oltre 50 minuti (durandone solo 75) senza che nulla accada. Né thriller, tantomeno horror, neppure modicamente commedia. Quando in "zona Cesarini" si scopre dove l'autore vuole andare a parare, cascano letteralmente le braccia. I pochi effetti speciali propongono un paio di creature in forte debito con il gigeriano Alien. La tensione, e con lei il mistero, prende decisamente il largo. La foto di Darwin, un trattato sulla Selezione naturale: erano i pochi indizi che avrebbero dovuto condurre l'attenzione verso un clima fantascientifico. Ma non sono certo i dieci minuti finali sufficienti a giustificare la totale carenza di idee (evidentemente le poche che ci sono arrivano dal plagiato Shark - Rosso nell'oceano) e tecnica che pervade l'intero film, con un titolo campato in aria quanto l'esito finale. Si salva solo l'ottima colonna sonora di Scott Glasgow, ma è davvero poco per giustificare il senso di un lavoro privo di idee, ritmo e girato (male) in fretta e furia.
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