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The Mustang

Regia di Laure de Clermont-Tonnerre vedi scheda film

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La recensione su The Mustang

di alan smithee
6 stelle

CINEMA OLTRECONFINE

Un inconsulta reazione violenta pregiudica radicalmente la vita dell'allora ancor giovanissimo padre Roman che, ferita gravemente la giovane consorte, viene posto in arresto a scontare una dura pena detentiva in un carcere di massima sicurezza. Dopo dodici anni di vita senza scopi alcuni né motivazioni, ma solo piena di rimorsi, a Roman capita di essere inserito in un programma di riabilitazione che impiega i carcerati prescelti nell'attività all'aperto volta ad educare ed ammaestrare i cavalli selvaggi catturati nel deserto limitrofe, che, sottoposti ad un costante e paziente ammaestramento, verranno poi rivenduti agli appassionati come cavalli adatti a vivere con l'uomo.

A Roman, manco a dirlo, capita certo l'animale più bello e regale, ma anche il più sprezzante ed irriducibilmente selvaggio: lo scontro tra due caratteri indomabili e spesso impossibili indurrà tuttavia entrambi a prendere coscienza di essere l'uno saldamente legato alle sorti dell'altro: ne trarranno entrambi giovamento, dopo un lungo e tormentato percorso speso a cercare di comprendersi, e di dialogare come solo un uomo ed un cavallo sanno alla fine fare.

Dietro la direzione di un'attrice al suo debutto nella regia (il suo nome è Laure de Clermont-Tonnerre, classe 1983) dopo aver diretto l'omonimo corto che, piaciuto al Sundance Festival, ha ottenuto i finanziamenti in grado di tramutarlo in un lungometraggio, The Mustang ci riporta nei sentieri ampiamente battuti dei film incentrati sul rapporto difficile ma salvifico che finisce per instaurarsi tra uomo ed animale, migliorando le sorti e la sensibilità di entrambi e dando luogo ad un legame che sfida ogni forza determinata a separarli.

Qui, nonostante le apparenze, ci troviamo di fronte ad un film che evita il più possibile le facili sdolcinature alla Black Stallion, e si concentra sullo studio scandagliato e ben sviluppato di una personalità complessa e tormentata come quella del nostro Roman, molto ben reso da un motivato ed ispirato Matthias Schoenaerts.

Il cavallo, bellissimo, fa la sua parte senza tuttavia incedere in situazioni ricattatorie o biecamente ruffiane come ci si potrebbe aspettare sulla carta. Tra gli interpreti, spicca ed è impossibile non citare il grande vecchio "coach" Bruce Dern, insostituibile e magnifico nel ruolo dell'organizzatore del programma di addestramento equino. 

Bellissima l'intimità ricostruita tra uomo ed animale, che si estriseca su primi piani degli occhi dei due a stretto contatto per una raggiunta intesa che non cesserà mai più di contraddistinguere i due. 

Nella sua secchezza e determinata sincerità, il film riesce anche, a tratti, ad emozionare, senza per questo far vergognare lo spettatore, tutt'altro che ostaggio di situazioni inutilmente costruite a fini emozionalmente ricattatori.

 
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