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La chambre des officiers

Regia di François Dupeyron vedi scheda film

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La recensione su La chambre des officiers

di hupp2000
8 stelle

"Les gueules cassées", esistenze menomate dagli orrori della Prima Guerra Mondiale. Un intenso film a porte chiuse, con attori in stato di grazia e nel quale la speranza è veramente l'ultima a morire.

Forse il migliore tra i numerosi film che ho avuto modo di vedere durante questi quattro anni di commemorazioni della Grande Guerra.

Adrien Fournier, giovane e promettente ingegnere inviato controvoglia sul fronte franco-tedesco, è vittima di una forte esplosione nel corso di una banale ricognizione. Una parte del suo volto viene letteralmente strappata via dalla deflagrazione e per lui la guerra di trincea termina prima ancora di essere iniziata. Seguiranno quattro anni di ricovero nella “stanza degli ufficiali” dell’ospedale militare del Val-de-Grâce, dove sarà sottoposto ad un’interminabile serie di interventi chirurgici volti a resistuirgli un’apparenza umana. Non meno arduo è il processo di ricostruzione di una psiche devastata, senza alcuna speranza di reinserimento nella vita sociale.

 

“Gueules cassées” venivano chiamati, alla fine del primo conflitto mondiale, gli ex-combattenti tornati a casa sfigurati, amputati di qualche arto o semplicemente impazziti dopo la loro infernale esperienza. Letteralmente sono “musi rotti”, ma la traduzione in italiano non rende a pieno il senso di un’espressione divenuta corrente nei paesi francofoni negli anni successivi alla guerra. Cinicamente, anche se realisticamente, l’industria bellica dell’epoca concepiva e produceva bombe, esplosivi e granate micidiali nel ferire più che nell’uccidere. Ogni stratega militare sapeva benissimo quanto più impegnativo e oneroso fosse per la nazione nemica farsi carico di un soldato ferito e menomato rispetto ad un soldato morto. Per i caduti lo Stato se la cava con una medaglia e una commemorazione. I feriti possono invece comportare mesi o anni di cure, assistenza, rieducazione e restano spesso esclusi dall’attività produttiva del Paese.

 

Eccoci dunque immersi nella realtà a porte chiuse della “camera degli ufficiali” in un ospedale militare. I pazienti sono ridotti veramente male, ma la macchina da presa riesce ad essere discreta ed evita qualsivoglia patetismo. Il volto del protagonista viene mostrato per la prima volta dopo molti minuti di proiezione, come se il regista avesse voluto preparare adeguatamente lo spettatore. Eric Caravaca, attore di indiscutibile bellezza fisica, si presta ad un ruolo poco gratificante sul piano dell’immagine, ma lo interpreta con disarmante naturalezza, suscitando immediata empatia da parte dello spettatore. Tra i suoi compagni di sventura spicca la figura di Henri, interpretato da un ispirato Denis Podalydès, l’amico vero che non ti sei scelto, quello capace di alimentare fugaci speranze comuni e di afferarti quando la disperazione ti spinge sull’orlo del baratro.

 

Un film coraggioso, sorretto da dialoghi sopraffini e arricchito dalla presenza di Sabine Azéma e André Dussollier. La prima, nel ruolo dell’infermiera, è semplicemente perfetta nella sua spassionata partecipazione al dolore dei pazienti, tutti più o meno coetanei del figlio sperduto chissà dove tra le trincee. André Dussollier è il chirurgo che chiunque sceglierebbe per essere operato. Serio e rassicurante, occupato più dal “dopo intervento” che dall’intervento in sé. A dispetto di una vicenda senza riscatto, la speranza è dura a morire…

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