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Madre

Regia di Rodrigo Sorogoyen vedi scheda film

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La recensione su Madre

di Bojack
8 stelle

Un film complicato, visivamente magnifico

Madre è un film “complicato”. Devi fare i conti con le tue paure, con quello che ti disturba.

La Madre del titolo è Elena, ha 29 anni. Nei primi 20 minuti del film vediamo la protagonista che entra in casa con sua madre e riceve una telefonata del figlio di 6 anni, in vacanza con il padre, che le comunica di essere rimasto solo su una spiaggia lontana e di vedere un uomo che lo chiama…poi la linea cade… Il racconto riprende 10 anni dopo, Elena vive e lavora su quelle stesse spiagge dove il figlio è scomparso, lo cerca nei volti e nei corpi dei sedicenni che le passano davanti. Finché un giorno comincia un rapporto morboso con un ragazzo con il quale era entrata in contatto durante la sua ricerca, incamminandosi su un percorso di disperazione e follia che la condurrà al limite.

Il racconto è doloroso dapprima, scabroso poi, tanti sono i momenti nei quali ci si muove insofferenti sulla poltrona. Inizialmente domina quel terrore feroce di sentire la persona che più ti è cara in grave pericolo, nella piena e atroce consapevolezza di essere totalmente impotenti. Nella seconda parte del film ci si ritrova cento volte a pregare che Helene non commetta certi errori, l’uno dopo l’altro, sentendo profondamente nel cuore la comprensione e l’empatia verso una persona che ha vissuto il peggiore degli incubi. La protagonista, Marta Nieto, offre una prova convincente e di grande impatto emozionale.

I primi 19 minuti della pellicola sono di una bellezza folgorante: il regista spagnolo Rodrigo Sorogoyen riprende con un piano-sequenza la telefonata del bambino a Elena facendoci vivere nel modo più vibrante possibile la paura che monta, il terrore che si fa strada trasportandoci con la macchina da presa nella angusta casa di Elena che diventa ai nostri occhi sempre più stretta mentre sale l’angoscia.
Anche nella fase successiva del racconto Sorogoyen ci fa diventare “gli occhi” della storia, la macchina da presa guarda i paesaggi, le strade e le cose come faremmo noi, a volte con inquadrature poetiche del paesaggio, altre con movimenti sincopati quando si muove in ambienti angusti. Più volte, guardando il film,  viene alla mente il maestro Terrence Malick, uno dei grandi visionari del cinema moderno.

L’autore spagnolo è certamente destinato a diventare un nome di primo piano della cinematografia mondiale, uno di coloro che usa la narrazione visiva in maniera creativa e mai banale, coniugando tecnica e pathos in maniera straordinaria.

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