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L.A. Confidential

Regia di Curtis Hanson vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su L.A. Confidential

di Andreotti_Ciro
8 stelle

Los Angeles, primi anni ’50. Bud White, Ed Exley e Jack Vincennes sono tre agenti di polizia che per differenti motivi vogliono tutelare la legge. White è un picchiatore con il desiderio di proteggere le donne. Exley è estremamente ligio al dovere ed è figlio di un ex ufficiale di polizia. Jack è un agente dell’antidroga che fa da consulente per la serie televisiva Lampi di Gloria e anche l’informatore per il giornalista scandalistico Sid Hudgens.

 

Un intreccio giallo nella più Hard - Boiled delle città degli angeli immaginabili e poco importa se non vi siano Elliott Gould, Bogart o Mitchum ma un trio di attori che nel ’97 diedero vita a uno dei migliori gialli dell’epoca moderna e che almeno per quanto riguarda due di loro, Kevin Spacey e Russell Crowe, che assieme al collega Guy Pearce, seppero caratterizzare alla perfezione le sfumature caratteriali dei loro personaggi e riuscirono negli anni a seguire a diventare protagonisti del panorama cinematografico mondiale. I tre riescono a fissare caratteri e stereotipi di altrettanti poliziotti che desiderano svolgere la propria mansione spinti da ragioni diverse e sullo sfondo di un intricato caso di prostituzione e corruzione interna alle forze dell’ordine, mentre Los Angeles attraversa la propria epoca d’oro sia in ambito cinematografico ma anche in termini d’importanza economico - sociale. Completa un cast stellare un insieme di attori fra cui spiccano Kim Basinger, nel ruolo di una prostituta e sosia di Veronica Lake, David Strathairn in quello di un miliardario poco affidabile, James Cromwell nella parte del capo della polizia, e superiore dei tre protagonisti e infine Danny DeVito in quello di un giornalista scandalistico pronto a qualunque bassezza pur di portare a casa uno scoop. Dirige Curtis Hanson che diede successivamente il via alla carriera di attore di Eminem, e che riesce a rimodellare il romanzo fiume di James Ellroy ricavandone una trasposizione nettamente più semplice rispetto a una sinossi che si dipanava e contorceva in più archi narrativi e che rispetto al seguente Black Dahlia riuscì a convertirsi in una narrazione più fruibile. Film che a distanza di oltre due decadi non sembra invecchiare e che non deve assolutamente mancare nelle teche di chi ama i gialli vecchia maniera.

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