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Dolor y gloria

Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film

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La recensione su Dolor y gloria

di marcopolo30
8 stelle

Almodovar porta in scena i dolori del (non più tanto) giovane Pedro/Salvador in uno stupendo dramma agrodolce, intimo e profondamente autobiografico. Perfetto Banderas protagonista di un film volutamente dominato dal colore rosso. VOTO: 8

Con “Dolor y gloria” Pedro Almodóvar realizza quella che è probabilmente la sua opera più intimamente autobiografica. Protagonista è Salvador Mallo, alter ego di Almodovar, un regista afflitto da dolori alla schiena letteralmente paralizzanti, fisica e artisticamente, che riflette sulla sua giovinezza mentre riallaccia i contatti con un volubile attore protagonista trent'anni prima di un suo celeberrimo film. Mallo è interpretato da Antonio Banderas, attore che giunge con questa all'ottava cooperazione con il regista manchego. Una feconda unione artistica iniziata nei primi anni '80, quando l'attore malagueno era giovanissimo e Almodovar ancora un perfetto sconosciuto. Né d'altronde manca qui l'altra habitué del cinema di Almodovar, Penelope Cruz, sebbene impegnata per l'occasione in un ruolo secondario, quello della madre di Salvador da bambino. Ed entrambi fanno un figurone, manco a dirlo. Per quel che riguarda le forme, al netto di una storia agrodolce e dei soliti magistrali intrecci melodrammatici che solo Almodovar sa inventare senza che risultino posticci, un dettaglio che mi ha colpito di questo film è la cura certosina, quasi ossessiva del cromatismo, caratteristica abbastanza comune nei suoi film, ma portata qui all'estremo, con il rosso a farla da padrone. Il film venne ricevuto davvero bene da critica e pubblico, tanto da ricevere in Patria ben sette premi Goya, ivi incluso quello al miglior film, e all'estero -tra gli altri riconoscimenti- due nominations agli Oscar, una per Banderas come miglior attore protagonista e l'altra come miglior film straniero.

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