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Quelle due

Regia di William Wyler vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Quelle due

di kotrab
8 stelle

In epoca di sgretolamento del Codice Hays, i tempi sono abbastanza maturi affinché W. Wyler possa rifare a Hollywood The Children's Hour di Lillian Hellman, dramma teatrale del 1934 in cui veniva affrontato di petto il tema del lesbismo, sebbene il vero bersaglio fosse il comune bigottismo sociale. Nel 1962 però il bersaglio rientra ancor meglio nel clima del tempo, influenzato dalle fobie da Guerra Fredda e maccartismo (come è fatto notare dal commento sul dizionario Mereghetti), certo fondate ma nondimeno soggette a semplificazioni.
Certo, le parole "lesbismo" od "omosessualità" non vengono mai pronunciate esplicitamente, ma è chiaro invece il senso dei dialoghi che esplode nel finale tragico (altra convenzione infatti era la morte dell'incriminato/a), che tuttavia non ha un univoco significato punitivo nei confronti di quella che è considerata dalla società una devianza mostruosa, società sempre curiosa e morbosa (come nella scena del garzone che scruta sinistramente le due insegnanti in casa), o meglio, Martha (S. MacLaine) si dispera e si logora per causa diretta del giudizio del pensiero comune, che vede queste inclinazioni come una malattia contagiosa per la gioventù, come una setta eretica e innaturale che ha bisogno di seguaci, eppure Karen (A. Hepburn) non la rinnega, ma la vorrebbe sostenere lo stesso, in nome di assoluta amicizia.
Rispetto a La calunnia, Quelle due ha il pregio appunto della lealtà nei confronti dell'argomento e del testo teatrale, con un finale che restituisce tutta la forza del legame affettivo; la resa attoriale è anche qui ottima, soprattutto per quanto riguarda le due protagoniste e nonna Tilford (Fay Bainter), austera e davvero incavolata negli occhi quando scopre la malvagità della nipote (Karen Balkin, pur brava, bizzosa certamente, ma un pò meno incisiva rispetto a Bonita Granville, anche per quanto riguarda l'aspetto, forse). Eppure nel complesso la caratterizzazione dei personaggi sembra leggermente meno convincente nella prima parte, ma non per questo il film non gli è pari in quanto a qualità artistica e tecnica, con tra l'altro un bel bianco e nero e una notevole colonna sonora malinconica di Alex North, abile in particolare col timbro sinuoso degli archi.
Scompaiono anche i due piccoli personaggi del tassista e della governante di casa Tilford, che erano una sorta di saggia e pungente voce satirica della verità. M. Hopkins era a suo tempo nei panni di Martha, mentre qui è in quelli di sua zia, ancora ben tratteggiata nella sua invadenza ma non quanto la pimpante Catherine Doucet. 8 1/2

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