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Lilli e il vagabondo

Regia di Clyde Geronimi, Wilfred Jackson, Hamilton Luske vedi scheda film

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La recensione su Lilli e il vagabondo

di Decks
8 stelle

Erano dagli anni di pubblicazione di Biancaneve e i Sette Nani, che lo studio Disney non ebbe un così ingente guadagno, provocato soprattutto da qualche azione fortuita di questo classico. In particolar modo il periodo di uscita e periodo di svolgimento della storia a noi proposta. Lilli e il Vagabondo ebbe la fortuna di essere edito in un momento in cui le storie sentimentali erano apprezzate e ricercate, gli anni '50 caratterizzate da commedie di Wilder ed Edwards, riuscendo così a portare più gente al cinema facendo breccia su molti cuori. Per di più la sua ambientazione nella fine del XIX secolo, quel periodo dove la tecnologia aveva da poco preso piede nella quotidianietà statunitense, dava vita a svariati ricordi dei "Bei vecchi tempi".

Mentiremmo però, se attribuissimo tutto il successo di questo lungometraggio a questioni tipicamente commerciali. Ricordiamoci dunque del Cinemascope (metodo di regia che permise minor spreco di tempo e denaro) e il geniale metodo di inquadrature che mostrano gli umani solo dalle ginocchia in giù. Dando vita, come era successo con Bambi, a qualcosa di più simile ad un documentario sul mondo dei cani (randagi o domestici) che ad una storia d'amore. La crescita di Lilli nell'ambiente domestico, la sua preoccupazione per il calo di attenzioni dovute alla nascita di un bambino e tanto altro.

Ancora una volta la caratterizzazione dei personaggi è il punto forte del film, seconda solo alle scenografie. Una Londra che raramente si è vista meglio realizzata, fatta di casette a schiera, ferrovie, e vicoli più o meno pericolosi, un realismo scenico che raramente potremo rivedere in futuro. Tony e Joe, i gatti siamesi e Whisky e Fido sono dei personaggi indimenticabili, in particolar modo gli ultimi due, con caratteristiche oggettivamente tipiche delle loro specie canine e una personalità unica (Da non dimenticare la scena in cui Fido, volto solo al benessere della sua amica rischia la morte pur di far vincere l'amore tra i due cani, che termina con un uggiolato straziante da parte del suo amico). Forse però sono proprio i protagonisti Lilli e Biagio, che nei loro ruoli di borghesuccia e ribelle, danno un senso di già visto allo spettatore, due figure destinate a innamorarsi nonostante le differenze di ceto, che erano presenti in molti altri film.

Commento sonoro mai casuale, e tante le scene ad effetto come la lotta tra il ratto e il cane, o i fratelli siamesi, o il canile (una specie di anticamera della morte, simile ad un limbo dove i cani vengono portati dalla carrozza dell'accalappiacani, che ricorda una sottospecie di barca di Caronte) e ovviamente la pietra miliare della cena a lume di candela, sotto le note di due cuochi nostrani, simbolo dell'inizio dell'innamoramento.

Poteva essere ancora meglio con una maggiore originalità nei protagonisti e con una minor presa di parte per quel ceto sociale a cui Lilli appartiene, ma grazie ad una storia avvincente che non cade mai nello smielato, la perfezione a livello tecnico, scenografico, sonoro e dei personaggi diviene comunque un ottimo film.

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