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Chi più spende... più guadagna

Regia di Walter Hill vedi scheda film

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La recensione su Chi più spende... più guadagna

di Baliverna
8 stelle

Essere spendaccioni e scialacquatori, alle volte, fa arricchiere, e fa anche del bene ad altre persone....

Secondo me è un film riuscito e divertente, con un buon ritmo, e lo dico senza nulla togliere all'originale di Allan Dwan “Milioni in pericolo” del 1945, che purtroppo non ho visto.

Altre commedie di Walter Hill non mi sono andate a genio, nonostante gli indiscussi pregi. Come è il caso di “48 ore”, ad esempio, dove la commistione di commedia e violenza mi è riuscita indigesta. Qui, invece, ci si diverte senza contraccolpi sgradevoli, e si riflette un po' su cosa sia la ricchezza, e su come si utilizzi, o si dovrebbe utilizzare. Buona parte del divertimento, infatti, è basata sulla situazione paradossale di dover spendere il più possibile, pazzamente, ma non in beni durevoli e propri. Persino i ricconi più viziati e figli di papà si moderano un tantino, ma il protagonista Richard Pryor qui deve spendere il più possibile. Più di affittare camere nei più lussuosi hotel e mangiare in ristoranti carissimi non è che rimanga molto. Il paradosso aggiuntivo è che egli, sforzandosi di scialacquare il più possibile, finisce per impiegare bene i propri soldi. E se più ricchi sfondati lo facessero, almeno un po' ciascuno?

Ho trovato molto divertente l'episodio della campagna elettorale fatta al contrario, che mette in luce diverse storture e ipocrisie della politica. E il “Non votate per me!” mi ha fatto morire dal ridere.

Il film ha un buon ritmo, una regia solida, e attori che sanno fare il loro. Del resto, la simpatia di Richard Pryor – uomo comune che si ritrova di colpo in una situazione fuori dal comune – è fuori discussione. Johm Candy, dal canto suo, lo coadiuva al meglio, anche se mi fa più ridere in “The Blues Brothers” quando dice “Tre aranciate” al concerto finale. Sono gustosi anche certi personaggi di contorno, come il fidanzato della contabile e la guardia giurata.

Secondo me, infine, ha più di qualche punto di contatto con “Una poltrona per due”, film che non ho bisogno di presentare.

 

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