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Il volto

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il volto

di Daskabinett
8 stelle

"Il volto" riunisce molti degli attori fedelissimi di Bergman e questo già di per sè lo rende un'opera molto interessante. Come già rilevato da altri utenti è un'opera difficile da etichettare sotto un genere preciso - si tratta più di una fantasia che comincia in maniera assolutamente lugubre e termina con un motivetto allegro, un "final twist" che rimane in testa e lascia spiazzati. Il nodo cruciale, secondo me, è rappresentato dal fatto che questa pellicola sembra confermare gli indizi di altri film, cioè che l'opera di Bergman non sia in realtà all'insegna della dicotomia fede/ disperazione, ovvero se l'esistenza di Dio o il suo silenzio siano l'unica ragione di felicità o assurdità nell'esistenza dell'uomo; bensì che la natura dell'uomo stesso sia la cagion dei suoi mali. Il ritratto di tutti i personaggi in effetti sembra portare a questa conclusione: oltre ai tre antagonisti che rappresentano rispettivamente il potere esecutivo (l'arrogante beone cornuto capo della polizia), il potere giuridico e la scienza medica ufficiale positivista, anche gli altri protagonisti non ne escono proprio bene: la moglie del mago illusionista non pare completamente indifferente alle avance del medico di Stato, tanto dal rivelargli quasi completamente la verità sulle loro attività; la vecchia strega, che inizialmente sembra il personaggio con la funzione di punto di riferimento della narrazione, si rivela opportunista e se ne va poco prima del lieto fine; le serve si dimostrano assolutamente più scaltre e lascive dell'imbonitore e del cocchiere fingendo di cedere alle loro avance e "incastrandoli" ben bene; la terza serva è una creatura paurosa capace solamente di piangere aspettando che l'amore bussi alla sua porta; anche la moglie del reggente della città chiede - forse poco sorprendentemente - più sale alla propria esistenza, apprezzando un ceffone rifilatole dal marito.. Solo il mago illusionista e paradossalmente l'attore alcolizzato sembrano uscire da questo quadro indenni dal giudizio di Bergman, pur con la loro dose di vizi capitali (ira, gola).. in definitiva, come già in "Sorrisi di una notte d'estate", l' "Occhio del diavolo" e altri film, Bergman sembra si tenere ben presente il tema religioso ma porre piuttosto l'accento sulla volubilità e fragilità femminile e sull'arroganza e vigliaccheria maschile.

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