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Il codice del babbuino

Regia di Davide Alfonsi, Denis Malagnino vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il codice del babbuino

di axe
6 stelle

In una tiepida serata, gironzolando nelle campagne dell'hinterland romano, Denis trova in terra una ragazza che si scopre essere stata violentata e ridotta in gravi condizioni di salute. Chiama sul posto Tiberio, il giovane fidanzato, il quale pensa che i responsabili siano i residenti di un vicino campo Rom. I due iniziano a girovagare in macchina alla ricerca di un qualche indizio che possa condurli sulle tracce dei colpevoli. Pur essendo amici, Denis e Tiberio sono molto diversi. Il primo è un quarantenne costretto a commettere reati pur di mantenere la famiglia, dopo che il bar che gestiva gli è stato portato via da un usuraio; pur con molti difetti, è una persona che ha esperienza della vita ed è grado di riflettere e distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Tiberio è invece un giovane impulsivo, che vedeva in Patrizia, la ragazza violentata, la sua unica possibilità di redenzione da una vita priva di prospettive e condotta sul filo dell'illegalità. Tanta è la convinzione che la responsabilità sia dei Rom, che Tiberio, tramite Denis, ottiene la collaborazione del "Tibetano", l'usuraio che ha ridotto sul lastrico l'amico, ma anche boss locale, con molti altri affari per le mani, e in grado di poter ottenere informazioni sia dagli abitanti del campo, sia da poliziotti infedeli. La ricerca di Tiberio, per lo sgradevole strozzino, rappresenta un'occasione di svago; si unisce ai due, non perdendo occasione per irridere il suo debitore e tentare di condurre il focoso Tiberio nell'illegalità, istigandolo alla commissione di reati, che lo stesso dovrebbe commettere per dimostrare di "avere le palle". La folle notte dei tre si conclude in modo imprevedibile; nonostante ciò, molte cose rimangono le stesse. Un film noir che appare girato in maniera quasi "amatoriale"; gli attori sono costantemente seguiti da una telecamera, che riprende ogni loro espressione, di dolore, di riflessione, di riso - sempre amaro, coerentemente con la storia raccontata - illustrandone gli stati d'animo. La storia ha come sfondo l'hinterland romano, un ambiente difficile che non lascia speranza ai deboli e agli onesti; per chi non nasce "fortunato", il benessere sembra raggiungibile solo tramite il malaffare, e chi ha buoni principi viene per essi deriso ed umiliato. Il film ha effetti speciali nulli ed è basato quasi esclusivamente sui dialoghi tra i protagonisti, espressi durante lunghe peregrinazioni su una vecchia automobile. Da essi possiamo farci un'idea non solo dell'identità dei personaggi, ma anche dal rapporto che li lega. Denis ha un sentimento di amicizia per Tiberio, e vorrebbe difenderlo dalle tentazioni offerte dall'illegalità, ma non ha la forza di opporsi al giovane, finendo per portarlo tra le braccia del pericoloso boss locale, che appare del tutto privo di sentimento. L'unico interesse del "Tibetano" è il denaro; la vicenda della violenza e le conseguenti velleità di Tiberio, rappresentano esclusivamente un'occasione per passare il tempo. Ma il "gioco" va troppo oltre, e il boss ne pagherà le conseguenze. La recitazione non è eccezionale, pur essendo evidente l'impegno degli attori, che fanno del loro meglio per "appartenere" all'ambientazione allestita, con volgarità, espressioni gergali, propensione alla violenza. Film discreto; apprezzabile il risultato raggiunto nonostante l'estrema scarsità dei mezzi utilizzati.

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