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Hangman - Il gioco dell'impiccato

Regia di Johnny Martin vedi scheda film

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La recensione su Hangman - Il gioco dell'impiccato

di Eric Draven
3 stelle

Al Pacino

Hangman (2017): Al Pacino

 

Oggi parliamo dell’inedito Hangman di Johnny Martin con Al Pacino.

Ecco, innanzitutto chi è Johnny Martin? Un coordinatore stunt che ha collaborato a tantissimi blockbuster rinomati, in primis Titanic. Un uomo che, con coraggiosa abnegazione e senz’alcuno sprezzo del pericolo, a un certo punto, dopo essere stato su un’infinità di set cinematografici, credendo scelleratamente di aver acquisito le qualità di un sapido director, ha deciso disgraziatamente di cimentarsi dietro la macchina da presa. E così, coadiuvato e finanziato dalla Patriot Pictures e dalla Hannibal Classics, case di produzione specializzate in b movie action di pedestre qualità, ha dapprima girato l’invedibile Vendetta: Una storia d’amore con Nicolas Cage, soppiantando il designato, ben più qualitativo Harold Becker, e dirigendo appunto quest’altrettanto delirante pasticciaccio, Hangman.

Ora, il film più brutto in assoluto nella strepitosa carriera attoriale-filmografica di Al Pacino è 88 Minutes, Sfida senza regole, Jack e Jill con Adam Sandler, inclusa la sua grottesca, allucinante parodia di Dunkaccino, oppure Conspiracy di Shintaro Shimosawa (!) assieme a un incartapecorito Anthony Hopkins?

No, questi quattro succitati film, senza dubbio comunque mediocri, sono finezze assolute dinanzi ad Hangman.

 

Trama...

 

Un vecchio detective in pensione, Ray Archer (Al Pacino), scafato e con tantissimi anni di provetta professionalità infallibile, indaga assieme a un profiler tutto d’un pezzo, Will Ruiney (Karl Urban) per riuscire ad acciuffare uno spietato serial killer che sta seminando, ogni ventiquattro ore, trucidati morti a gogò. Secondo il gioco dell’impiccato.

I due sono anche affiancati da una giornalista premio Pulitzer assai ambiziosa, Christe Davies (la bella Brittany Snow), e devono sottostare alle rigide direttive istruttive del loro capitano di polizia, un’intransigente donna androgina inappuntabile, vestita sempre in elegante tailleur e dal truce viso spigoloso, l’arcigna Watson (Sarah Shahi, la sexy Lisa di Jimmy Bobo - Bullet to the Head di Walter Hill con Stallone).

 

Hangman è stato girato in fretta e furia a fine 2016, in maniera sciattissima con una pessima fotografia granulosa di Larry Blanford. Una pellicola esteticamente orripilante più delle ferite inferte ai molti cadaveri ammazzati e macellati, disseminati lungo i suoi novantotto minuti.

Inspiegabile la presenza di Pacino. Che sfodera capelli scarmigliati e un vistoso pancione da pensionato, appunto, svaccato. Molto fuori parte.

Si vede che, prima di Paterno e prima di vederlo nei film più attesi di quest’anno, The Irishman di Scorsese e Once Upon a Time in Hollywood, aveva bisogno, dietro cospicuo cachet, di prendersi una pausa “alimentare” dai suoi consueti standard assai più impegnati. E, seppur svogliatamente, ha deciso di partecipare a questo Hangman, un film che forse non merita nemmeno una vera e propria recensione in quanto talmente sgradevole e malfatto che soffermarvisi sopra sarebbe ancora più spiacevole.

Lasciate perdere.

Forse, l’unica cosa passabile è la discreta locandina del Blu-ray francese. Ahia, assai poco.

 

 

 

di Stefano Falotico

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