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Attacco a Mumbai - Una vera storia di coraggio

Regia di Anthony Maras vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Attacco a Mumbai - Una vera storia di coraggio

di axe
7 stelle

Nel 2008, la metropoli indiana di Mumbai fu vittima di una serie di azioni terroristiche condotte simultaneamente da fondamentalisti islamici. Tra gli obiettivi dei terroristi furono staff ed ospiti del lussuoso hotel Taj Mahal. Il film racconta, seguendo le azioni di alcuni occupanti dell'albergo, in particolare una facoltosa famiglia statunitense ed un cameriere sikh, l'assalto e la liberazione del mastodontico edificio. Il regista australiano Anthony Maras sceglie di rimanere fedele alla realtà, se non, fino in fondo, nei fatti, nelle emozioni e nelle scelte dei personaggi, comprese quelle irrazionali. In questo racconto, non c'è un valoroso in grado di sbaragliare, da solo, gli aggressori e salvare gli ostaggi; ci sono i piccoli eroi del quotidiano, persone che scelgono, per senso del dovere, o altruismo, di mettere in pericolo le loro vite pur di salvare, oltre loro stessi, gli ospiti dell'albergo. Le azioni dei personaggi sotto l'obiettivo non sempre sono le migliori possibili. I membri della famiglia statunitense, in luoghi diversi al momento dell'assalto, cercano di riunirsi tra loro e, di seguito, di recuperare il loro figlioletto infante, rimasto con la baby-sitter, esponendo le loro vite a maggiori pericoli. Il personale dello staff continua a preoccuparsi della clientela; anni di attenzione spasmodica, quasi fanatica, ad un buon trattamento degli ospiti - dalla soddisfazione dei quali dipende, evidentemente, il loro reddito - non possono essere cancellati all'improvviso. La risposta delle autorità indiane ai terroristi, autori di più attacchi contemporaneamente, è lenta e confusa. Spetta ai pochi poliziotti prontamente reperibili - di certo, non dei "rambi" - tentare qualcosa contro i fondamentalisti. Il regista non lascia molto spazio alle motivazioni degli assalitori; li si vede uccidere senza alcuna pietà chiunque non faccia parte del loro gruppo di fuoco. Un occhio di riguardo, ma al solo fine di guadagnare potere in prospettiva di una possibile trattativa, è previsto per gli ospiti occidentali. Prendono ordini tramite auricolari da un personaggio che rimane ignoto - e, presumibilmente, ben lontano dalla scena dell'azione - il quale li conforta e determina nei momenti di incertezza. Solo uno di loro, dopo essere stato ferito, mostra qualche remora. Comprende che la sua fine ed il molto dolore causato saranno cose vane; probabilmente, la sua famiglia non percepirà alcun compenso a seguito del suo sacrificio, rimanendole solo la discutibile gloria connessa all'inevitabile "martirio" del parente. La tensione è altissima durante l'intera narrazione. Il ritmo è molto elevato, numerose sono le sequenze che mostrano le crudeli uccisioni condotte dai terroristi. Alcuni tra i personaggi, non agiscono con logicità, bensì con istinto, e ciò rende imprevedibile non tanto l'epilogo - essendo il film ispirato ad un evento relativamente recente, il margine per una ricostruzione non fedele alla realtà è molto limitato - quanto chi e come raggiungerà la salvezza. Tra gli attori, quelli che ho apprezzato di più sono gli interpreti dei terroristi. Determinati, meccanici, spietati, lucidi, agiscono con automatismo. Non si pongono domande, non hanno esitazioni, non cercano alcun dialogo con gli occupanti. Trovano anzi piacere ad uccidere, quasi la loro fosse, incidentalmente, una vendetta contro chi, a vario titolo, ha avuto una vita con maggiori opportunità, o benessere. Uno dietro l'altro, ospiti e lavoranti cadono sotto i proiettili delle loro armi da fuoco, dei quali sembrano avere scorte infinite. Anche un minimo dubbio può compromettere la missione, quella di spargere quanto più sangue possibile. "Attacco A Mumbai" è un buon film, quanto mai attuale; rende l'idea delle conseguenze del peggior fanatismo, connesso a confuse istanze di rivalsa sociale, di fronte all'esplosione del quale, persone qualunque collaborano e si adoperano per limitare i danni e salvare la vita, mostrando di possedere una ben diversa scala di valori rispetto quella adottata dagli assassini.

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