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Alba rossa

Regia di John Milius vedi scheda film

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La recensione su Alba rossa

di marcopolo30
3 stelle

Difficile scrivere qualcosa di positivo su un film il cui plot ruota attorno all'invasione del sacro suolo statunitense da parte della poderosa alleanza cubano-nicaraguense. Non brilla peraltro nemmeno da un punto di vista meramente action.

Abbiamo tutti presente la mappa politica dell'America centro-settentrionale, giusto? Una rapida sbirciata e la prima cosa che salta all'occhio è che il continente è dominato da due stati enormi: il Nicaragua nell'estremo sud del continente, una super-potenza nota per potere militare e politiche espansioniste; Cuba, qualche centinaio di km più a nord-est, un continente più che una nazione, grande due volte l'Australia e la cui economia domina il mondo. Un po' piu a nord si trova invece uno staterello inerme e talmente lillipuziano che dovettero inventarsi l'acronimo U.S.A. giacché il nome per esteso non ci stava sulle cartine, tanto è ridotta la sua superficie. Ecco, questa doveva essere la mappa che avevano sott'occhio John Milius e Kevin Reynolds quando scrissero “Alba rossa” nel 1984. Che una coalizione cubano-nicaraguense riesca praticamente senza colpo ferire a occupare metà degli Stati Uniti d'America e a ridurre la pacifica popolazione locale in catene è un'idea che in una scala di realismo da 1 a 10 ha valore meno 12! E certo, una volta che l'opera che stai realizzando poggia su basi così fragili (per non dire inesistenti) difficile diventa tirarne fuori un film non dico buono ma anche solo passabile. John Milius, per cui questo lavoro rappresenta senz'altro il punto nadir della carriera, etichettò il suo film come antimilitarista, ma detto in tutta franchezza, “Alba rossa” non solo non è antimilitarista, è anche e soprattutto un becero atto di propaganda anticomunista. Ci sta che alcune delle scelte non furono sue (né tanto meno di Reynolds) ma piuttosto imposte da produttori ansiosi di partorire (e vendere) una versione teen di Rambo, ma il film è quel che è e porta la sua di firma. Aspetto ideologico a parte, anche la costruzione dei personaggi lascia parecchio a desiderare, con un gruppo di adolescenti che dall'oggi al domani passa da liceali a guerriglieri senza che ciò crei apparenti scompensi e conflitti. Non molto meglio il capitolo action, risolto in tutta una serie di esplosioni e sparatorie per nulla coinvolgenti né originali. Male anche la colonna sonora (di Basil Pouledouris), squillante e insistente come poche. Molto belle invece le riprese delle Montagne Rocciose (il film è ambientato in Colorado) e incalzante il ritmo, ma è quanto di buono sento di poter scrivere a proposito di una delle pellicole più deludenti della sua epoca. Piccola curiosità, infine, che può dare un'idea più precisa di come il realismo sia stato qui trattato dagli autori: a circa metà film l'aviatore caduto mette i ragazzi al corrente della situazione militare dicendo che Nicaraguensi e Cubani avevano ricevuto un rinforzo di 60 divisioni russe trasportate attraverso lo Stretto di Bering. A beneficio di quelli non troppo ferrati in tecnica militare, 60 divisioni significa circa 1 milione di uomini (+ armi, mezzi, vettovaglie, ecc.). A beneficio di quelli non troppo ferrati in geografia, lo Stretto di Bering è quel braccio di mare che separa l'estremità orientale della Siberia da quella occidentale dell'Alaska. Non dico altro.

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