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La fossa dei serpenti

Regia di Anatole Litvak vedi scheda film

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La recensione su La fossa dei serpenti

di Baliverna
8 stelle

Bellissimo e coinvolgente dramma psicologico, ambientato in un manicomio (io sono sempre contrario agli eufemismi...), per com'erano queste strutture all'epoca in cui fu girato il film. La protagonista assoluta è Olivia De Havilland, che dà un'ottima interpretazione di una donna sofferente e disturbata, strattonata da impulsi che non sa riconoscere e a discernere. La sceneggiatura comprende anche la buona idea di esplicitare i suoi pensieri tramite la sua stessa voce immaginata, che sente solo lo spettatore. Corrispondentemente ad essi, si dipingono sul suo volto espressioni e smorfie, che l'attrice differenzia le une dalle altre anche nei minimi dettagli. E' da lodare anche il suo coraggio di apparire in scena non truccata, spettinata, e vestita dimessamente.
C'è il ricorso alla psicanalisi (la quale per molti versi non mi piace), ma le spiegazioni che si traggono da essa nel film mi sembrano ragionevoli; mi sembra cioè che le cause identificate dei mali della protagonista siano verosimili e non cervellotiche. E' proprio in tal senso che secondo me questa scienza altre volte deborda.
In generale, il film mi sembra una lancia spezzata a favore di un rapporto umano e simpatetico tra medico e paziente, perché solo così si può veramente aiutare chi soffre di mali psichici. A ben guardare, poi, essi non sono altro che sofferenze e traumi interiori ai quali la persona non è riuscita a far fronte. Questo elemento richiama tra l'altro alle due dimensioni della persona umana, l'una fisica e l'altra spirituale (o interiore, se vogliamo).
E' evidente, inoltre, la contrapposizione tra il dott. Kirk e gli altri medici della struttura, e talune infermiere. Se Kirk tenta di aiutare veramente le malate, cercando di capire le cause dei loro mali, altri psichiatri, invece, sono poco più che dei burocrati o dei tecnici. Il loro unico desiderio e sbrigare freddamente il minimo del loro mestiere, e non avere seccature dalle pazienti. E molte volte in questo modo fanno più male che bene. La protagonista, da parte sua, da ricoverata, riesce ad aiutare un'altra ragazza giudicata irrecuperabile semplicemente essendole amica.
Una pratica che fa venire un po' i brividi è l'elettroshock, che mi pare per fortuna non sia più utilizzato.
E' insomma un film da vedere, che fa riflettere, e ancora utile per capire più a fondo le problematiche connesse ai disturbi mentali (oltre che il modo migliore per affrontarle).

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