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Ai confini della realtà

Regia di John Landis, Steven Spielberg, Joe Dante vedi scheda film

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La recensione su Ai confini della realtà

di munnyedwards
6 stelle

 

La storica o ormai classica serie tv creata da Rod Serling con il contributo fondamentale alle sceneggiature di Matheson e Bradbury è un cult senza tempo che nessun amante della fantascienza può tralasciare di vedere, il film in questione invece pur cercando di mantenere lo spirito originale non raggiunge tali vette di eccellenza e si ferma al semplice richiamo nostalgico, gradevole da vedere ma nulla di più.
Diretto da quattro pesi massimi come Landis, Spielberg, Miller e Dante la pellicola esce nel 1983 ed è, nelle intenzioni e nei fatti, un evidente omaggio allo storico progra
mma televisivo, si comincia con un prologo notturno dove due amici (uno è Dan Aycroyd) passano il tempo ricordando le sigle dei vecchi telefilm del passato, ovviamente l’aggancio a The Twiligh Zone è immediato e il viaggio verso la quinta dimensione può avere inizio.

 

 

Il film è diviso in quattro segmenti (quattro storie) più l’incipit, sia l’incipit che il primo episodio sono diretti da John Landis e in azione vediamo il razzista senza speranza Bill Connor (Vic Morrow), l’uomo ha appena perso una promozione e di questo incolpa un suo collega ebreo, più in generale Connor odia tutte le minoranze etniche presentinelterritorio americano.
Uscito da un bar si ritroverà
di colpo in altro mondo e in un altro tempo, inseguito da militari delle SS che lo credono un ebreo, da incappucciati del Ku Klux Klan che lo chiamano sporco negro e da soldati americani in Vietnam che gli sparano addosso perché è un giallo.
Dei quattro racconti del film quello di Landis è l’unico originale, gli altri tre infatti sono dei remake di altrettanti episodi della serie TV,
Time Out (questo il titolo originale) sviluppa una trama prevedibile e lineare nei suoi passaggi di racconto ma la messa in scena e buona e nel complesso l’episodio si guarda con gran piacere.

(Voto: 7)

 

 

Kick the can (Il gioco del bussolotto) racconta dell’arrivo in una casa di riposo di uno strano vecchietto (Scatman Crothers), l’uomo dall’aria allegra si adopera per rivitalizzare la comunità inoperosa convincendo un gruppo di anziani a partecipare ad un bizzarro gioco, una specie di calcio al barattolo.
Durante questo gioco gli anziani ritroveranno lo spirito di un tempo e anche se per poco
tempo torneranno bambini, il tema è di quelli cari all’eterno Peter Pan di Hollywood e Steven Spielberg si muove con nonchalance su un territorio che conosce come le sue tasche, ciò nonostante non si può negare un’evidente fragilità di trama e uno sviluppo della storia abbastanza scontato.

(Voto: 6)

 

 

Joe Dante dirige il terzo episodio, It a Good Life è la storia di un bambino malefico che sfrutta i suoi terribili poteri per costruirsi un mondo (o meglio, un ambiente famigliare) a sua immagine e somiglianza, nessuno dei componenti della famiglia osa contraddirlo e sarà una maestra incontrata per caso a porre fine all’incubo.
Visivamente è forse il segmento meglio riuscito, affascinante la costruzione della casa stile cartoon di Anthony e le trovate magiche del ragazzino terribile, il finale ad una lettura più semplicistica può risultare facilmente buonista ma in realtà resta molto ambiguo e di grande effetto.

(Voto: 7)

 

 

L’ultimo episodio è diretto da George Miller ed è sicuramente quello meglio riuscito, Nightmare at 20000 feet (Terrore ad alta quota) vede protagonista un commesso viaggiatore con la paura del volo di nome John Valentine (straordinario Lithgow), sbirciando dall’oblò il nostro vede una misteriosa creatura che si diverte a sabotare uno dei motori dell’aereo, il problema è che lo vede solo lui e che gli sarà impossibile convincere gli altri passeggeri.
Finale beffardo con nuova comparsata per Dan Aycroyd stavolta nelle vesti di conducente di ambulanza.

(Voto: 7.5)

 

 

Ai confini della realtà viene oggi ricordato più che per il suo valore artistico per la grave tragedia che colpì la produzione e rientra in quel ristretto gruppo di opere considerate “maledette”.

Durante le riprese del primo episodio Time Out girato da Landis, l’attore Vic Morrow (padre di Jennifer J. Leigh) morì insieme a due bambini Vietnamiti a causa di un grave incidente, un elicottero militare precipitò da una altezza di dieci metri e si rovesciò su un lato decapitando Morrow e uccidendo le due giovanissime comparse, John Landis fu accusato di omicidio involontario insieme al pilota dell’elicottero ma l’inchiesta giudiziaria non ebbe poi un seguito rilevante.

A parte questa tragica vicenda il film è abbastanza ordinario ma godibile, ripropone gli schemi classici della serie tv cercando di sfruttare al meglio i nomi importanti che può vantare in regia, ci riesce in gran parte e forse l'unico che marcia con il freno a mano tirato è Spielberg, gli altri secondo me fanno un lavoro più che dignitoso con menzione speciale per Dante e per Miller.

Voto: 7

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