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Die innere Sicherheit

Regia di Christian Petzold vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Die innere Sicherheit

di yume
8 stelle

Fingiamo di credere che tutto ciò è di un solo tempo e di un solo Paese e non pensiamo a guardarci intorno, e non sentiamo che si grida senza fine (A.Resnais)

Richy Müller

Die innere Sicherheit (2000): Richy Müller

In Petzold il riferimento letterario entra nella trama, copre (o sottolinea) lo iato fra l’esistente, luoghi desolati, autostrade e periferie anonime, bisogno di soldi per la pura sopravvivenza, e il desiderio di territori fantastici dove immaginarsi vivere, le pagine di un romanzo, i versi di una poesia.

Una copia tascabile di Moby Dick affidata a Jeanne dai genitori è il segno di identificazione per Hans, un vecchio amico che dovrà riconoscerla al punto d'incontro. In un luogo di sosta per camionisti e gente frettolosa in viaggio da qualche parte in Germania, i tre disperati cercano un aiuto che non avranno.

Il fascino letterario contrasta violentemente con la qualità dei luoghi, rovine della modernità, che sia il mare del Portogallo o la periferia di Amburgo, Clara (Barbara Auer) e Hans (Richy Muller) vagano da più di quindici anni in clandestinità, ma nulla si dice del loro passato.

Certo si trattava di odio contro lo Stato, ma ora si è perso qualsiasi alone romantico, le idealità di un tempo si sono scontrate con le necessità del presente, resta un legame famigliare impoverito, la lotta eroica, ossessiva del capitano Achab contro la forza del male si è arenata sugli scogli del bisogno di sopravvivenza.

Il ricordo di Running on Empty (1988) di Sidney Lumet è forte in questo film di esordio nel 2000 di Petzold, nonostante due mondi così diversi, gli States da una parte e la Germania dall’altra.

C’è sempre un passato che preme, da qualunque latitudine si guardi. Vietnam in America, anni di piombo in Europa con il disvalore aggiunto della Shoah, i figli scontano sempre le colpe dei padri.

Se di colpe si può parlare.

Il tema è irto di problematiche non risolte, forse quei padri sono stati vittime anche loro, ma la Storia non fa sconti e vivere in clandestinità per un numero x di anni è cosa dura da capire, peggio se in clandestinità nasce un figlio.

Thriller e racconto di formazione, due ex terroristi in fuga e una quindicenne nata durante la clandestinità.

Richy Müller, Julia Hummer, Barbara Auer

Die innere Sicherheit (2000): Richy Müller, Julia Hummer, Barbara Auer

Petzold mette Jeanne (Julia Hummer) figlia di Clara e Hans, al centro, intorno le ruota un mondo che ha poco meno di una prigione, nei suoi pochi anni ha conosciuto solo la dimensione della fuga, dei trasferimenti continui, non ha amici, non va a scuola, è una piccola nessuno che non conosce neppure l’arte della ribellione.

Julia Hummer

Die innere Sicherheit (2000): Julia Hummer

Nulla dell’adolescente con i suoi umori e tremori, totalmente deprivata e capace solo di obbedire all’unico codice che ha imparato, segue i genitori come un agnellino il gregge. Ma c’è una legge di natura che insiste con i suoi diritti e allora anche Jeanne riesce ad avvertire le normali, sane pulsioni di quell’età, innamorandosi del primo ragazzino che le fa una carezza, desiderando qualche vestito che non siano le corazze da anonimato che i genitori le impongono, scappando di casa la sera per stare in riva al mare col ragazzo.

Julia Hummer, Bilge Bingül

Die innere Sicherheit (2000): Julia Hummer, Bilge Bingül

 Genitori amorevoli, i suoi, nulla da eccepire, ma criminali, e non per essere stati terroristi di chissà quale fazione armata di vent’anni prima, ma per aver messo al mondo da irresponsabili un cucciolo destinato a non vivere.

Jeanne, in un attimo di inutile quanto tardiva presa di coscienza, lo grida: “Non dovevate farmi nascere!”, ma è veramente solo un attimo, flebile, senza sbocchi.

Julia Hummer è straordinaria, entrare nei panni freddissimi di una ragazza che non sa sorridere, parla a monosillabi e negli occhi ha una disperazione muta perché senza confronti né alternative non è facile.

Petzold costruisce una messa in scena gelida, anonima, nomi come Lisbona e Amburgo sono segnali stradali, l’autostrada o dissestate strade comunali sono l’unico orizzonte di vite in fuga.

Dal Portogallo, dove i tre aspettano di partire per il Brasile in un appartamento che dà sulla spiaggia (ma anche il mare è paesaggio desolato), fuggono in Germania dopo essere stati derubati di tutti i soldi. Lì ci sono ex compagni di lotta, dovrebbero aiutarli se non fossero diventati degli estranei integrati nel sistema o comunque mal disposti a riaprire quel passato. Fine dei soldi, nulla a cui aggrapparsi, concepiscono un piano disperato che porterà ad un finale non inaspettato ma di tristezza infinita.

Sulla spiaggia Jeanne aveva conosciuto Heinrich, un surfista che le aveva aperto i confini di un mondo sconosciuto.Costretta ad abbandonarlo subito  sulla macchina in fuga con i genitori può guardarlo oltre il finestrino.

Julia Hummer

Die innere Sicherheit (2000): Julia Hummer

 Quasi al centro del film c'è una sequenza da Notte e nebbia di Resnais, proiettato in uno dei rari cinema frequentati da Jeanne.

La voce esterna scandisce parole che parlano del presente, di grida senza fine, di silenzi senza speranza. Jeanne ascolta attonita, in silenzio, l’ultimo primo piano sarà ancora il suo, una proiezione sul vuoto.

Julia Hummer

Die innere Sicherheit (2000): Julia Hummer

Nel momento in cui vi parlo, l’acqua degli stagni nel cuore di gennaio è fredda e opaca come la nostra cattiva memoria.

La guerra si è assopita, un occhio sempre aperto.

L’erba fedele è tornata sugli spiazzi intorno alle baracche.

Un villaggio abbandonato ancora pieno di minacce.

Il crematorio è fuori uso, le astuzie naziste fuori moda.

Nove milioni di morti frequentano questo paesaggio.

Chi veglia da questo strano osservatorio per avvertirci dell’arrivo di nuovi carnefici?Avranno un viso diverso dal nostro?

Da qualche parte fra noi restano dei Kapo fortunati, dei capi recuperati, dei delatori sconosciuti.

Ci sono quelli che non ci credevano. Ci siamo noi che guardiamo queste rovine come se la violenza fosse morta sotto le macerie.

Fingiamo di sperare di nuovo davanti a questa immagine che si allontana come se si guarisse da questa peste.

Fingiamo di credere che tutto ciò è di un solo tempo e di un solo Paese e non pensiamo a guardarci intorno, e non sentiamo che si grida senza fine.

locandina

Notte e nebbia (1956): locandina

 

 

www.paoladigiuseppe.it

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