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Giustizia è fatta

Regia di André Cayatte vedi scheda film

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La recensione su Giustizia è fatta

di aurtom
4 stelle

Colpevole? Non colpevole? Quanto colpevole? Cayatte non prende posizione sul fatto di cronaca in sè alla base della storia, ma in questo film ci dimostra quanti e quali fattori possono concorrere alla formazione di un giudizio morale su una persona - in questo caso in ambiente giudiziario, ma non necessariamente limitabile ad esso. Ci dimostra altresì lucidamente come sia sfuggente e polimorfo il concetto di "morale", e come si possa violare la morale comune costituita, senza per questo venire meno a imperativi morali personali forse altrettanto validi e irrinunciabili.E' passato più di mezzo secolo dalla realizzazione del film, e ancora le discussioni sull'eutanasia sono altrettanto attuali e arroventate che allora, e il linguaggio con cui il regista (non) ci mette a parte del suo pensiero sull'argomento è, come esso, attualissimo e al tempo stesso polveroso. E' comunque incontrovertibilmente palese il desiderio di verità ,e il cercarla nelle motivazioni e nei sentimenti che scaturiscono dalle problematiche individuali dei singoli personaggi è già una presa di posizione sul metodo, ma non sulla materia. Le psicologie dei sette giurati vengono giustamente tratteggiate quel tanto che basta perchè lo spettatore le approfondisca e completi aggiustandole alla propria personale esperienza.Qualche parola anche sulle attrici che interpretano i personaggi femminili più significativi, che per arcani motivi non compaiono nella griglia predisposta da Film.TV per le opinioni sul film (ma succede spesso....).Claude Nollier dà un ritratto di Elsa,la processata, ricco al tempo stesso di sfumature e di disciplinata espressività.Ripresa praticamente sempre in primo piano, riesce ad esprimere turbamenti ed emozioni intense con un semplice e quasi impercettibile cambiamento dell'espressione degli occhi: un'interpretazione giustamente interiorizzata di un personaggio che, alla resa dei conti,rimane coerente con sè stesso e con la propria monolitica aderenza a una morale assoluta.Efficace e sensibile anche Valentine Tessier, la giurata di mezza età che diviene oggetto di un tentativo di seduzione da parte del fidanzato di Elsa per guadagnarla alla propria causa (tattica inomprensibile!). Il ritratto della matrona che vede accendersi e poi crudelmente spegnersi nel palesarsi dell'inganno la speranza di un ultimo fremito di amore e giovinezza, rimane tra i più toccanti e al tempo stesso elegantemente sobri. Dita Parlo: anch'essa sfioritissima bellezza,ci dà un ritratto spietato di donna abbandonata che finisce con il soccombere suicidandosi davanti all'indifferenza dell'uomo che l'ha lasciata, anch'essa intensamente espressiva attraverso gli occhi che illuminano il suo volto smunto:quanto tempo è passato dallo splendore della giovinezza in "L'Atalante"!

Sulla colonna sonora

Delizioso il doppiaggio di Valentine Tessier offertoci da Tina Lattanzi che qui dispiega le più seducenti magie della sua inimitabile ( ma imitatissima dalle drag-queens) voce.Magia di maniera, d'accordo, ma quanto manca nel cinema d'oggi!

Cosa cambierei

Deleterio il finale in cui l'amante della condannata, udita la sentenza, si getta sulla balaustra dell'aula gridando "Elsa!Elsa!". Egli è forse il personaggio più "fasullo" del film, necessario, sì, a completare il ritratto psicologico della giurata ingannata con la lusinga di un corteggiamento insperato in età ormai da ritiro sentimentale.Egli però diviene superfluo e addirittura fastidioso una volta trasferita la sua presenza nell'aula del giudizio.Credo che Cayatte avrebbe potuto dare ugualmente il senso dell'amore maledetto tra Elsa e Sergio senza per questo ricorrere ad effettacci da sceneggiata napoletana e sdilinquimenti sentimentalistici. E poteva anche risparmiarci il fervorino finale fuori campo mentre la donna viene condotta in quelle che sembrano le viscere di una fortezza, mentre l'ultima porta che si chiude dietro di lei è invece ( ma ci vuole un certo occhio a percepirlo) quella del furgone cellulare che la porterà al carcere vero e proprio.Il senso del discorso era già chiarissimo, e il volerlo ugualmente rimarcare con parole gli toglie forza.

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