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Un affare di donne

Regia di Claude Chabrol vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un affare di donne

di yume
8 stelle

La contrapposizione manichea tra orientamento sessuale e identità di genere non poteva trovare modello più efficace di questo personaggio-fiction, specchio di una donna reale ultima vittima della ghigliottina in Francia.

locandina

Un affare di donne (1988): locandina

https://www.youtube.com/watch?v=82RQzr85uIA

Ave Maria, piena di merda,

marcio è il frutto del ventre tuo

 

Quando Marie Latour (Isabelle Huppert) pronuncia queste parole si sta per chiudere con un colpo di mannaia la sua breve vita terrena. 

Certa che non ce ne sia un’altra dopo, Marie conclude la sua esistenza in assoluta coerenza con il  suo personaggio, ostaggio della  violenza e della ipocrisia di un potere che fa di lei una vittima pur essendo colpevole secondo la legge vigente.

Marie Latour nella finzione cinematografica, era nella realtà Marie-Louise Giraud, una delle ultime donne ad essere ghigliottinate in Francia per aver procurato aborti clandestini. La ricostruzione della vicenda è molto libera, inutile cercare documentazione e tracce negli archivi della Conciergerie, la sua vicenda è esemplare e la verosimiglianza storica non manca.

Claude Chabrol

Il buio nella mente (1995): Claude Chabrol

La Marie di Chabrol è una donna comune, vive nella Parigi di Petain, economia di guerra, nazisti ovunque, uomini al fronte e due figli piccoli da sfamare, anche pescando tra le erbacce.

È giovane, vivace, non si rassegna alla disperata miseria a cui gli uomini condannano periodicamente i popoli con le loro guerre, ha una bella voce e sogna un futuro di cantante. Nel microcosmo del suo misero  appartamento in una banlieu di muri umidi e scrostati e case di ringhiera, militari avvinazzati e donne che si vendono,trova il modo di sbarcare il lunario affittando una stanza all’amica prostituta e usando il tavolo in cucina per far abortire un’ amica nei guai e poi altre donne. Ne totalizzerà una trentina prima della denuncia per pratiche abortive e sfruttamento della prostituzione.

E come poteva vendicarsi il marito tornato dal fronte (François Cluzet), figura umbratile e depressa, rigido assertore dei diritti del maschio, dell’oltraggio di non essere amato se non scrivendo una lettera anonima a giudici che non aspettavano altro se non di applicare sulla donna regole moralizzatrici che fossero monito ed esempio per tutti?

Marie fu una  delle otto donne giustiziate alla fine della lunga storia della ghigliottina in  Francia, prima che la mannaia venisse riposta in soffitta ad alimentare racconti dell’orrore. La Francia nazificata chiudeva così la sua parabola discendente. 

Non è però l’ambientazione storica ad interessare il regista e neppure  vuol confezionare un  film a tesi su problematiche femminili. 

Chabrol esplora con occhio da entomologo un universo  concentrazionario in cui tutti sono perdenti, ma la donna lo è di più, reagente di elezione di una condizione umana senza redenzione.

Un affare di donne è il j’accuse di un sistema marcio che si ammanta di legalità, rappresentarlo attraverso una donna che trasgredisce tutte le sue regole, fredda, non empatica,  è una scelta perfetta, non deve suscitare pietà come caso umano, deve sollevarsi a simbolo della condizione femminile tout court.

Marie è un’antieroina inconsapevole della dimensione tragica in cui vive, nè vittima nè innocente, è una donna in cerca di felicità dove meno può trovarla. 

Nessuna tensione ideale, la donna è determinata nel procurarsi piaceri che può avere  solo trasgredendo la morale comune, ama i bei vestiti, cerca un amante giovane e bello che le faccia dimenticare quel marito ossessivo, ama cantare e ballare. È questa la sua colpa.

Chabrol sottolinea con forza la sua sottovalutazione delle conseguenze delle azioni che compie. In una società che la vuole remissiva e sottomessa, Marie è la donna libera da reprimere ad ogni costo, anche comminando una pena mostruosamente sproporzionata alla sua colpa.

Marie vive nel deserto creato dalla guerra ed è plasmata dal  suo tempo e dal mondo in cui vive, ma potrebbe essere collocata ovunque e in ogni tempo, il quadro che Chabrol delinea è di un realismo che porta al limite estremo lo scenario di umana miseria in cui Marie si dibatte come può, donna affamata di vita che  vuol decidere da sola il suo destino. È colpevole di fronte alla legge, ma questo non assolve chi quella legge l’ha scritta sulla pelle dei deboli.

Quali dunque le sue colpe?

È la moglie che trasgredisce il patto matrimoniale non amando più il marito e cercando l’amore altrove (“Cosa mi rimproveri?” Le chiede il marito. “Di non amart”i risponde lei fredda), la “mammana” che impedisce gravidanze per soldi, la donna che ricava un guadagno da chi si prostituisce .

La contrapposizione manichea tra orientamento sessuale e identità di genere non poteva trovare modello più efficace e la sua morte sarà esemplare nel ribadire il ruolo della donna nella società degli uomini.

La dicotomia forte fra la prima e la seconda parte del film è  nel contrasto tra la Marie vitale, leggera nuvola celeste che amava divertirsi e cantare e la detenuta  grigia, spenta, sofferente, in attesa della morte, capro espiatorio di un mondo che avrebbe dovuto essere diverso.

Un affare donne è il bisturi che Chabrol immerge nel ventre marcio di un mondo dove ogni tensione ideale, ogni slancio vitale è annullato e imodelli di riferimento maschili e femminili sono chiusi entro ferree gabbie, lontani anni luce dall’idea di reciprocità tra femmina e maschio nel desiderio e nella ricerca del piacere.

Un personaggio necessariamente tenuto ai margini ma capace di imprimersi con forza allo sguardo è Pierrot, il figlioletto più grande che adora questa madre dolce, allegra e sfuggente, sempre di corsa e indaffarata. 

Pierrot è espressione di un legame tra figlio e madre che non ha bisogno di tenerezza esibita per esistere,  è lui la vittima più dolorosa di una vicenda umana in  cui all’amore è negato il diritto di sopravvivenza.

 

 

www.paoladigiuseppe.it

 

 

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