Accolto con ovazioni e clamore a Venezia 2022, l’ultimo film di Darren Aronofsky The Whale ha rappresentato innanzitutto un riscatto nella carriera dell’attore protagonista Brendan Fraser, ex attore brillante e sex symbol in declino, la cui decadenza fisica è sfruttata consapevolmente per narrare la storia di un insegnate di scrittura obeso, Charlie, che si è imposto isolamento e autocommiserazione dopo la morte del suo compagno e l’abbandono della famiglia. Un dramma claustrofobico sulla distruzione fisica e spirituale (spesso compiaciuto nel disgustare lo spettatore) causati dal lutto e dall’odio di sé. Ma è anche soprattutto un serrato scontro ideologico e sentimentale tra Charlie e il mondo che cerca di irrompere nel suo appartamento, costringendolo a fare i conti coi propri errori: dalla disinteressata amicizia di Liz (l’infermiera) all’ingenuità missionaria di Thomas, fino alla rabbia nichilista di sua figlia, Ellie.

Ma se il film sembra inseguire una sorta di realistico melodramma della disperazione, col finale “metafisico” la vicenda viene trascesa, come in una dimensione “altra” che illumini retroattivamente il doloroso percorso di espiazione del protagonista. Charlie è affetto da un’insufficienza cardiaca congestizia, sa di dover morire, e suo unico obiettivo prima della fine è ottenere da Ellie un “saggio onesto”, ritrovare nella limpidezza della scrittura (che curiosamente è scrittura saggistica, non creativa) le fila per riannodare un’anima persa e ferita.

Charlie è convinto che l’unica “cosa giusta” fatta nella sua vita sia stata dare alla luce Ellie e l’unico modo per congedarsi in pace sia sapere che lei, disillusa da sé stessa più che dal mondo, riconosce il proprio valore. Nel suo ultimo straziante confronto con lei Charlie la convince a leggere ad alta voce un tema che aveva scritto da bambina, una recensione di Moby Dick, che il padre da sempre giudica l’unica opera onesta e priva di cinismo che abbia mai letto.

È durante questa lettura, in cui Ellie esprime un concetto puro e infantile di accettazione della “tragedia della vita”, che il film abbandona il suo ancoraggio alla realtà. Spinto dall’estremo desiderio di raggiungerla e dimostrarle il suo amore, Charlie compie un gesto di suprema difficoltà fisica: tenta di alzarsi in piedi e camminare verso la figlia. In quel momento, mentre Ellie pronuncia la frase finale del saggio “e mi sono sentita felice”, il corpo di Charlie si abbandona. La sua massa fisica, il suo guscio, non sembra più un peso ma appare liberato: Charlie si solleva in una sorta di levitazione eterea, quasi come se l’anima si staccasse dal corpo con un respiro finale di accettazione e leggerezza, e finalmente ascendesse al cielo.

L’inquadratura finale non è sulla morte, ma sulla memoria: Charlie rivede sé stesso sulla spiaggia, in un passato sereno e luminoso, mentre Ellie gioca con paletta e secchiello dietro di lui.
Il finale di The Whale ci dice, per paradosso, che la redenzione di Charlie non è un atto di sopravvivenza, ma un sacrificio autoimposto (e non è sbagliato, come molti fecero allora, notare che Charlie con la sua “esistenza” redime anche il suo interprete, restituendogli speranza e carriera). Egli ha fallito nel salvare sé stesso (non ha mai cercato assistenza medica), ma ha fatto l’unica cosa che contava: ha garantito che sua figlia sapesse di essere amata incondizionatamente. O almeno questo è ciò che vuole credere prima della fine.

Non si tratta quindi della salvezza del corpo, ma dell’ascensione dello spirito (e d’altronde Aronofsky è autore più religioso di quanto si sia disposti ad ammettere), conquistata attraverso l’atto più onesto di tutti: la completa, incondizionata e terminale manifestazione di amore.

Il film
The Whale
Commedia - USA 2022 - durata 117’
Titolo originale: The Whale
Regia: Darren Aronofsky
Con Sadie Sink, Brendan Fraser, Samantha Morton, Ty Simpkins, Hong Chau, Huck Milner
Al cinema: Uscita in Italia il 23/02/2023
in streaming: su iWonder Full Amazon channel Google Play Movies Rakuten TV Amazon Video Apple TV Chili


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