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Gli imperdibili corti di Nacho Vigalondo
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 Brillantemente geniali. Drammaticamente esilaranti. Sono i cortometraggi di Nacho Vigalondo, regista spagnolo che, a soli trent’anni, ha conquistato critica e pubblico internazionali con Los Cronocrímenes (2007). Dal 2001 ad oggi, ha scritto, diretto e interpretato, da solo o in collaborazione, una decina di corti in cui il surreale si coniuga ora con la fantascienza, ora con il  musical, sempre seguendo la scia di quella sottile forma di pazzia che accompagna ogni individuo attraverso la ripetitiva giungla della quotidianità.  In questi scorci di vita contemporanea, la noia e lo stress tenderebbero a sciogliersi in un pianto isterico,  che però l’ironia trasforma in una fontana di  gag inedite e straordinariamente spiazzanti.

Una menzione speciale spetta a 7:35 de la mañana (2003), sugli effetti della solitudine e della routine nella vita metropolitana, che ha ottenuto nel 2005 una nomination all’Oscar; non da meno è la trilogia Código 7 (2002), in cui una storia interplanetaria in tre atti è realizzata semplicemente sovrapponendo una voce narrante allo stesso filmato domestico amatoriale, ripetuto tre volte in sequenza.

 All’incontro tra i mondi  è dedicato anche Domingo (2007), che in meno di quattro minuti fa a pezzi la supposta grandiosità delle aspirazioni umane rispetto ai misteri dell’universo.

In Regreso al Futuro IV (2008), ad essere pesantemente presi di mira sono i vagheggiamenti sul progresso tecnologico, i sogni letterari e fumettistici che da sempre ci trasportano idealmente in un avvenire popolato di macchine fantastiche, che crediamo in grado di offrire illimitate possibilità di viaggiare nello spazio e nel tempo. 

L’irraggiungibilità dell’assoluto, e la natura irrimediabilmente instabile e relativa del nostro essere sono poste, in Marisa (2009), sotto una luce tragicamente paradossale: nei rapporti interpersonali l’io è sempre la parte più debole, perché l’altro sembra sempre in grado di sfuggirci o dominarci.

 Questa idea è già presente in Choque (2005), che utilizza la pista dell’autoscontro come luogo simbolo della rivalità tra individui,

e in El Encargado (2008), dove le dinamiche sociali sono esemplificate dal comportamento degli alunni di una scuola elementare durante una breve assenza dell’insegnante.

E, in fondo, della prepotenza della massa nei confronti del singolo tratta anche Quiero dormir (2009), uno spot di “pubblicità progresso” contro l’inquinamento acustico, che impedisce al protagonista del videoclip di dormire in santa pace.

Ma l’opera più elaborata e sorprendente, sotto il profilo dell’indagine psicologica, è certamente El tren de la bruja (2003), diretta da Koldo Serra, e da quest’ultimo scritta in collaborazione con Vigalondo: il  tunnel degli orrori del luna park, evocato nel titolo, è, in realtà, la stanza buia in cui una cavia umana è sottoposta ad un esperimento scientifico sulle reazioni agli stimoli capaci di suscitare terrore.

Un discorso a parte merita, infine, il video Una lección de cine (1999), contenente un suggerimento agli aspiranti cortometrajistas, supportato da un'efficacissima dimostrazione pratica con un diabolico giocattolo chiamato  batbola.

Tutte le opere citate sono visionabili in rete (alcune sono anche sottotitolate): cliccate sulle icone, il divertimento è assicurato.

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