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Venezia 2011, Autori: Ruggine, un campo lungo cinematografico
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Di Ruggine di Daniele Gaglianone, film italiano di punta delle Giornate degli Autori dell'imminente Festival di Venezia, abbiamo parlato in due diverse occasioni, mostrandone per ben due volte il teaser trailer.

 

In attesa che l'opera si presenti al pubblico, il prossimo 1 settembre, per poi essere in sala a partire dal giorno successivo (si vocifera, ahimé, in 30 copie soltanto), oggi ritorno sull'argomento per mostrarvi il videoclip integrale della canzone principale della colonna sonora: Un campo lungo cinematografico, scritta da Vasco Brondi dietro richiesta proprio del regista che, ovviamente, ha diretto anche il video.

 

Sarà anche banale come riflessione ma spesso racconta di più una canzone che il trailer studiato appositamente per non far capire un fico secco. Guardate le immagini e avrete visto un "riassunto d'autore" della pellicola interpretata da Filippo Timi, Valeria Solarino, Stefano Accorsi e Valerio Mastandrea, ospiti di eccezioni per una storia in cui i protagonisti sono i bambini esordienti.

 

 

 

Ruggine (2011)

[ Italia 2011Drammatico, durata 109']   Regia di Daniele Gaglianone
Con Stefano AccorsiValeria SolarinoFilippo TimiValerio Mastandrea

 

Sono trascorsi trent’anni da quando, in un desolato quartiere di periferia, un gruppo di preadolescenti si è ritrovato a crescere improvvisamente, perdendo la propria spensieratezza e innocenza, dopo aver scoperto l’identità nascosta dello stimato dottor Boldrini, autore dello stupro e dell’uccisione di due bambine. Il ricordo di quell’orco ha devastato le esistenze di Sandro, Carmine e Cinzia, costretti a rivivere quei giorni nel momento in cui casualmente si imbattono nel vecchio deposito che serviva da base per i loro giochi, ormai in demolizione. 

Liberamente tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore Stefano Massaron.

 

 

«Uno dei temi del film riguarda qualcosa che esercita su di me una forte suggestione; quali tracce lascia dentro una persona un’esperienza drammatica? Come si sopravvive all’incontro con il male? Come cambia la relazione con il mondo che ci circonda, indifferente alla guerra che ormai 'solo io so di aver combattuto'»? (Daniele Gaglianone)


Questo è un film con un’immagine assoluta, tanto potente e significante da superare il semplice schematismo dell’interpretazione: il castello rugginoso che per i bambini protagonisti è casa, fortino, trappola, luogo fiabesco e minaccioso insieme, domina tutto. Si insinua nel loro inconscio e nella loro memoria sicché, anche diventati adulti, non li abbandona. Lo schema della fiaba è certamente essenziale per un racconto abitato dagli orchi, dalle principesse infelici, dai cavalieri che recano il ricordo di una macchia indelebile. Ma il gioco e la fantasia non sono né inermi né ingénui e dietro la maschera, dolore, rimorso, paura sono di casa. Fino a segnare per sempre tre vite esposte troppo presto all’orrore che non vogliamo vedere nel nostro quotidiano. (Giorgio Gosetti) 

 

 

  • Videointervista a Filippo Timi

 

  • Backstage

 

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