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Tutti i giovedì mattina, giorno in cui scrivo questo testo, mettiamo in ordine, sistemiamo, aggiorniamo l'elenco dei film che escono in sala.
Il processo per renderlo specchio fedele di quello che si può, realmente, vedere in sala, settimana dopo settimana, è un po' lungo ma i tempi con cui viene confezionato, gli elementi e i dati da cui è composto, dicono molte cose su come è cambiata la fruizione della sala e rivela molto anche del nostro volere, del nostro vedere. Del nostro voler vedere.

Fino all'esplosione del cinema in streaming ci sono stati sostanzialmente due modi di vedere i film: al cinema e in tv (considero il primo homevideo una via di mezzo, perché aveva bisogno del supporto del mondo fisico e anche del terminale casalingo). Il secondo è rimasto praticamente invariato dall'arrivo delle piattaforme, si riferisce ad un pubblico eterogeneo che sceglie quotidianamente, sulla base di un palinsesto prefissato con un po' di anticipo, cosa vedere giorno per giorno. Era così trent'anni fa ed è così anche oggi. Sono cambiati i film, ma neanche tanto, ma non è cambiata la dinamica con cui si sceglie, non sono cambiati i tempi, i bisogni di questo tipo di spettatore.

Chi guarda i film principalmente in televisione si arma di penna, se sceglie sulla base di una qualsiasi guida televisiva, e segna con un asterisco cosa gli interessa di fianco alla messa in onda, oppure usa servizi come il nostro stasera in tv, vede qual che passa il convento, confronta le recensioni e i voti degli utenti, decide se lasciarsi o meno sedurre dal film più popolare e via, serata risolta. Al massimo, si cambia canale. O si guarda il film della notte.

Il cinema è diverso: al cinema si vuole andare. Il cinema è un amante costoso, spesso lontano, con cui si prende un appuntamento. Il cinema si nutre di desiderio.

Gli oggetti di questo desiderio, per cui ci si muove, da cui ci si lascia smuovere, devono essere oggetti con cui si hanno dei legami. O almeno una certa curiosità, una vaga disponibilità, a costruirne. E questa curiosità, questa disponibilità a lasciarsi sedurre, come tutte le seduzioni, poggia le sue incerte, malferme, ambigue basi (e questo è potenzialmente il bello del gioco) sulla comunicazione, sull'informazione. Eventualmente anche su una carenza, difficilmente sulla sua totale mancanza.

Quel che è venuta meno, da quando lo streaming si è preso così tanto spazio nelle vite degli spettatori, è stata questa capacità di sedurre, questa capacità di generare attesa, di attivare la curiosità, di generare quel livello sufficiente di informazione per far sentire la mancanza, per scatenare l'urgenza di uscire. Di casa, certo, ma soprattutto dalle comfort zone generate (anche) dalle maglie degli algoritmi.

Black out pandemico a parte, negli ultimi dieci anni il numero delle uscite settimanali di film al cinema è cresciuto moltissimo. Eppure la scelta è ampia solo superficialmente perché molti film arrivano all'uscita senza il sostegno di campagne adeguate, senza l'amore di chi ha deciso di distribuirli, che non ci ha neanche provato ad intessere dei legami con la propria audience. Per una Cortellesi che ce la fa in quanto Cortellesi, anche se non era scontato, ci sono 100 film che nessuno, intendo tra chi li produce e distribuisce, si prende la briga di comunicare, di far conoscere.

Certo, è difficile. Perché lo streaming, oltre ad essersi imposto sugli spazi, ha anche trasformato i modi. E attivare le cellule della seduzione è diventato uno sport estremo. Per chi deve sedurre e per chi deve essere sedotto.

Nemmeno su Film Tv, settimanale dedicato al cinema, che pure si sforza di recensire tutto quel che esce proprio per dare spazio anche al più sotterraneo dei film, è facile rimettere in funzione quei fili. Ma il punto, forse, è un altro. Fino ad un certo punto la sala è stata la destinazione finale di un film. Anche per quelli che poi la usavano come trampolino per valorizzare futuri passaggi tv. Prima di arrivare in sala, chi distribuiva, faceva di tutto per arrivare pronto all'appuntamento, vestito bene e profumato. E la sala era il posto dove si doveva andare bene, dove lo si doveva incontrare, quello spettatore.

Adesso la sala è diventata solo l'inizio del percorso, poi si vedrà. Quindi, anche se produce frustrazione, il meccanismo per cui si resta ispirati da una recensione di Soldato Peter su Film Tv e poi si scopre che il film è visibile in una unica sala in tutta Italia, deve essere interpretato come il primo, o il secondo, segnale di vita che un film riesce a dare. Perché gli spazi, per dare segnali di vita prima di quel momento, si sono ristretti. La nostra attenzione è presa d'assalto continuamente, il nostro tempo destinato all'informazione si sovrappone pericolosamente con quello destinato all'intrattenimento e i due tempi finiscono troppo spesso per coincidere nello spazio, angusto peraltro, della homepage di una piattaforma.

E così gli spettatori moderni devono usare questi primi filamenti che compongono il legame, facendo almeno una azione mentale: mettere il film in stato di attesa. In attesa di un passaggio tv, in attesa della disponibilità su una delle piattaforme che paghiamo, in attesa di un segno di presenza, di uno sguardo complice. La vita dello spettatore moderno è diventata una lista di desideri in attesa di essere appagati. E nel frattempo che i desideri si realizzino, che i filamenti sottili diventino un legame, vediamo troppe cose che non desideriamo, perché Prime Video non ci può dar tregua e, anche se lo abbiamo già scelto come compagno della nostra serata, deve comunque farci vedere un trailer per cercare di garantirsi la certezza che saremo con lui anche domani. E a volte, certo, scopriamo anche cose interessanti, che non sapevamo di voler vedere. Ma non è la stessa cosa.

Mi piacerebbe trovare il modo perché gli oggetti che infiliamo nelle nostre liste dei desideri non smettano mai di mandare segnali di vita. Delle specie di liste attive, che mandano dei segni rassicuranti, delle informazioni curiose, dei piccoli, nascosti, ambigui, segni d'amore, da parte dei film che sono riusciti, in qualche momento, ad aprirsi un varco nel rumore di fondo.

Ma voi, questa lista, la lista dei film che VOLETE proprio-proprio vedere, ce l'avete? Dove la conservate? Ce l'avete un posto sicuro?

Ultimamente, grazie a molti utenti attivi di questa community, la mia lista di film che voglio vedere si è molto riempita. Questo qui sopra è un fotogramma di Perdidos en la noche di Amat Escalante, un titolo preciso per completare questo testo.

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