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Il 12 dicembre 1968 a Lusaka (Zambia) un aereo esplose - Mezzo secolo senza Antonio Cifariello, un uomo che cercava la verità
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Le Ragazze Di San Frediano - Film (1955) - Foto Antonio Cifariello, Marcella  Mariani | iVID.it - Galleria Fotografica dei film, dei personaggi, delle  serie TV

(anche Marcella Mariani - a soli 19 anni - morì in un incidente aereo, nel febbraio 1955 sul Terminillo)

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Lo voglio ricordare essenzialmente non con parole mie ma con gran parte di un articolo del critico Ugo Buzzolan scritto alla notizia della sua morte:

 

" AVEVA RINUNCIATO A FARE IL DIVO PER CERCARE LA VERITÀ DELLE COSE

... era arrivato giusto giusto all'appuntamento con un cinema d'evasione tipico degli anni '50, oscillante tra il patetico e il farsesco ...

Col trascorrere del tempo, però, Cifariello si rese conto - e lo disse con franchezza e con piena consapevolezza - che il suo personaggio era diventato un clichè, una cifra, un luogo comune.  ...Era una strada comoda, le scritture per film non impegnati gli procuravano un guadagno sicuro. Ma è a questo punto che dall'attore brillante, cordiale, simpatico, "bello", superficiale, ecc., ecc., è venuto fuori l'uomo. Un uomo che, armato di cinepresa, s'è messo a viaggiare col preciso scopo di conoscere e far conoscere la realtà.

La trasformazione di Cifariello da interprete di storie rosa a documentarista politico-sociale può sembrare sorprendente, ma non lo è. Ricordo che una sera mi telefonò per dirmi, con letizia quasi fanciullesca, di quanto fosse soddisfatto per una recensione favorevole ad un reportage che aveva realizzato a Rio de Janeiro. Parlammo della sua attività passata: "Non la disprezzo affatto - mi disse - ma preferisco dimenticarla: quei film appartengono ad un'altra epoca, per me ormai remota e incomprensibile... No, quando ho deciso di passare dietro la macchina da presa, non ho mai pensato di girare delle 'storie', neppure per un momento... ho pensato soltanto di filmare quello che vedevo: i 'veri' uomini d'oggi, le loro città, la loro vita.

Riguardo con malinconia i brevi appunti che avevo buttato giù alla svelta quella sera e penso che con due o tre frasi Cifariello m'aveva spiegato tutto di se stesso e della sua civilissima crisi. Del resto che l'evoluzione non fosse il frutto di capriccio lo dimostra il suo lavoro. Un lavoro al quale s'era dedicato con grande serietà professionale, grande impegno e - mi dicono i suoi amici e colleghi - con grande modestia.

S'era comprato una particolare attrezzatura che gli permetteva di agire da solo nei luoghi più impervi: viaggiando senza bisogno di nessuno otteneva due vantaggi: maggiore autonomia e minori costi del servizio: Andò in Sudamerica, in Giappone, riuscendo ad entrare nella Cina di Mao ("Ma come hai fatto?" gli chiedevano, "Sorridendo a tutti" era la sua risposta) e offrì sul video un documentario di enorme interesse.

Tv 7 se ne serviva continuamente: era stato in Israele e poi era volato in Corea; aveva fissato in immagini frementi di sdegno l'avvento della dittatura dei colonnelli in Grecia ed aveva rischiato la pelle, subito dopo, negli acquitrini del Vietnam riportandone tutto l'orrore di un massacro spietato, e s'era infilato di lì ad un mese tra i guerriglieri del Sudan, condividendo con loro fame, fatiche, camicie sbrindellate, mitragliamenti. Tornava disfatto, la barba lunga, la sigaretta all'angolo della bocca, ma sempre sorridente, si passava una mano sulla testa dai capelli corti e diceva 'Bè, e adesso?'.

Adesso è morto mentre si recava a compiere ancora un servizio. Sarebbe facile fare della retorica, ma noi vogliamo solo dire, semplicemente, che la sua morte ci colpisce e ci commuove perchè ci hanno sempre colpito e commosso la sua tenace volontà, la sua ansia - che è dentro in ciascuno di noi - di rompere con le cose false, di andare per il mondo e di comprenderne i dolori e le speranze. "

 

Aggiungo, dalla cronaca di quel giorno, che Cifariello era giunto in Zambia quattro giorni prima: doveva raccogliere materiale per un documentario televisivo sugli investimenti e sul lavoro italiano in questo paese dell'Africa Centrale e dopo il viaggio a Mpika sarebbe ritornato. Le ultime sue parole, profetiche, sono scritte su una cartolina mandata alla madre e al fratello: "L'Africa va sempre peggio. Saluti, Antonio".

 

Ed infine:

"La notizia della tragica morte di Antonio Cifariello è giunta a Roma stamane, negli studi della televisione in Viale Mazzini, assieme al primo dei due documentari che l'ex attore napoletano era andato a realizzare in Africa per la rubrica televisiva Cordialmente

  ...lo trasmetterà martedì prossimo. Sono alcune centinaia di metri di pellicola che Cifariello ha girato solo pochi giorni fa in Congo.

 ...in Italia soltanto negli ultimi tempi era riuscito a realizzare un paio di reportages di rilievo. Uno, contro la pena dell'ergastolo, lo aveva particolarmente soddisfatto e voleva tornare ad affrontarlo.."

 

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Racconti Romani - Foto Fotobusta (scena)

 

 

Fino al luglio del 1965 (l'anno del mio matrimonio nonchè di nascita della mia prima figlia) per me Antonio Cifariello era soltanto un attore "degli anni cinquanta" (ultimo suo film visto "Brevi amori a Palma di Majorca", 1959, di cui però ricordo solo uno strepitoso Sordi alle prese con Beliinda Lee).

L'avevo visto al cinema per la prima volta dieci anni prima, nel 1955, in "Racconti romani" e subito negli ingenui pensieri della mia spensierata infanzia/adolescenza aveva spodestato Tony Curtis e Stewart Granger.

In che senso? Era l'attore cui, se avessi potuto scegliere, avrei voluto somigliare una volta ultimata la crescita (fantasia che penso non tanto strana a quell'età): simpatico, alto, atletico e apprezzato dalle ragazze come entrambi i miei beniamini precedenti di cui prima mi aveva affascinato Tony (in particolare per il viso; in comune con lui intanto avevo i capelli, il ciuffo dei suoi primi film, quelli con Piper Laurie) e poi Stewart (quando mi ero accorto che il mio naso stava diventando un po' troppo lungo e però vuoi mettere l'eleganza e poi il mio amico Andrea era cresciuto di venti centimetri in un paio d'anni, chissà che non potesse succedere anche a me). Di Cifariello mi andava bene tutto.

La televisione prima del '65 per me praticamente non esisteva, cominciai solo allora a passare le serate prevalentemente in casa. Mi era noto sì che Cifariello era diventato un apprezzatissimo reporter (fin dal 1957, ho saputo poi, con "Tombouctou senza leggenda", che in rete si trova) ma da allora in avanti non ne persi uno dei suoi bellissimi servizi, che aspettavo sempre con ansia, come non è stato per alcun altro in seguito.

La notizia della sua morte avevo già temuto altre volte potesse arrivare, mi ero reso conto dei rischi che correva recandosi da solo, talora con mezzi di fortuna, spesso in zone di guerra o comunque pericolose, il mio coraggiosissimo e sempre più ammirato ex bell'Antonio.

Non fu proprio una sorpresa dunque quella prematura fine a soli 38 anni d'età ma probabilmente piansi.

 

Risultati immagini per antonio cifariello
 
Solo un ultimo pensiero: tutti lo descrivono "sempre sorridente". Per quel che ne ho capito dalle interviste che ho visto e anche da quel che ho letto preparando queste righe la mia impressione è "sorridente sì ma mai spensierato", tanto meno da giovane. Deve aver avuto un'infanzia e un'adolescenza difficili: perse tragicamente il padre (che per età poteva esserne il nonno) quando aveva sei anni, era scultore di una certa fama con una vita assai "particolare" alle spalle. Non mi sembra qui il caso di parlarne ma le vicende paterne non possono non avere influenzato fortemente la sua formazione. In senso positivo, per fortuna, ma non era scontato. E poi come tutti i ragazzi nati nel '30 visse la fine dell'era fascista, gli anni della guerra, già abbastastanza grande per non dimenticarsene.
 
Credo che Antonio Cifariello sia stato un uomo intelligente e con molte doti (ben oltre la bellezza), profondo (non certo superficiale come tanti dei personaggi interpretati), conscio che di qualunque cosa ci si occupi bisogna metterci impegno, che amava mettersi alla prova con onestà intellettuale e senza dar molto valore nè al successo nè ai vantaggi economici propri.
Nelle sue inchieste emergeva sempre un vivo interesse per le persone, specie le tante vittime di ingiustizie.
Ed io ammiro di lui soprattutto il desiderio di fare qualcosa di utile agli altri a costo di scelte difficili e coraggiose, cui ero certo avrebbero potuto seguirne altre se la sua vita fosse stata più lunga. "Altruista" lo chiamerei; d'altra parte, se non si fosse trovato attore sarebbe diventato medico, un diverso modo per esserlo, questa era la sua indole.
Di uomini così non ce ne sono tanti e ce ne sarebbe un gran bisogno sempre.
 

 

cherubino,

12 gennaio 2018

 

 

Post scriptum

Come attore, mi limito a proporvi la sua filmografia, con un'aggiunta ed alcune segnalazioni.

 

 

Filmografia di Antonio Cifariello (da Wikipedia):

     "Amanti senza peccato", conosciuto anche come "La sposa non vestiva di bianco", regia di Mario Baffico (1950)  (Nota 1)

 

Nota 1: In realtà fu questo AMANTI SENZA PECCATO, che ho visto un paio di giorni fa, il film d'esordio di Antonio Cifariello (peraltro con lo pseudomino Fabio Montale), l'ultimo diretto da Mario Baffico che lo scelse (tra i vogatori di un Circolo Canottieri) nel 1949 addirittura subito per un ruolo da protagonista. Si tratta di un film drammatico finito nel 1950. Ve ne consiglio la visione: vedrete un Cifariello di 19/20 anni, fisicamente attraente, elegante naturalmente anche se povero pescatore, più sottile (come il bello d'oltralpe Delon a quell'età), impegnato in un personaggio ben diverso da quelli dei suoi film successivi. Recitazione grezza certo, da debuttante, ma "fa tenerezza" (non solo lui, anche la partner Floria Mariel, non esordiente, ancora con lui nel '53 in "Eva nera", il film - non presente nel database del nostro sito - in cui cominciò a mettersi dietro la macchina da presa collaborando col regista Giuliano Tomei).

Per non meglio precisati problemi "burocratico-economici" non apparve sugli schermi (se non vari anni dopo) e quindi il neo-attore rimase uno sconosciuto: chissà... - il caso è per tutti determinante - forse la carriera di Cifariello avrebbe potuto prendere una piega diversa.

Manca nel Database di Film Tv (gradirei fosse inserito). Ma c'è su Youtube:

(primo tempo, 38 minuti)
(secondo tempo, 34 minuti)
 
 Risultati immagini per amanti senza peccato
 
Risultati immagini per amanti senza peccato film
 
 
Nota 2: Di "L'AMORE IN CITTÀ", film del 1953 che ho visto poche settimane fa, è davvero imperdibile il secondo episodio (di soli 15 minuti) intitolato AGENZIA MATRIMONIALE.
Sembra che Federico Fellini abbia già capito tutto di Antonio Cifariello, ben prima di lui stesso!
È un corto di "falso" neorealismo in cui Cifariello (misurato, ma intenso, proprio bravo) è un giornalista cui viene affidata un'inchiesta sulle agenzie matrimoniali. Capita in una davvero scalcagnata e si inventa come possibile cliente un amico licantropo per tagliar corto con la titolare che però non demorde. Si sentirà poi in colpa nei confronti di una ragazza semplice, povera e insicura, non bella ma neanche brutta, che sarebbe disposta a sposare un uomo ricco benchè "gravemente malato": non solo per sistemarsi, è buona, lui avrà bisogno di qualcuno accanto, gli si affezionerebbe. Anche lei è perfetta per la parte, si chiama Livia Venturini ed ha una ventina di pellicole al suo attivo.

https://www.youtube.com/watch?v=rv3pBEqsgJY

 

P.S. del 13.2.23:

https://www.paoladigiuseppe.it/10730-2/

(Paola di Giuseppe su "Lamore in città")

 

 

 

 
 
(Nota 3): LE RAGAZZE DI SANFREDIANO (1954) è il film (tratto con una certa libertà da un romanzo di Vasco Pratolini di cinque anni prima) di un esordiente Valerio Zurlini che lanciò davvero Antonio Cifariello.
Visibile su Youtube:
Lui è Bob, un rubacuori canagliesco e infallibile. Le sue "vittime", non poche, sono interpretate da sei belle giovani attrici: Corinne Calvet, Luciana Liberati, Rossana Podestà, Giovanna Ralli, Giulia Rubini e Marcella Mariani.
Dopo i titoli di testa, si spiega che "A Firenze, fin dai tempi in cui Robert Taylor comparve sugli schermi, quei giovanotti belli, fisicamente dotati, spesso coi baffini, sempre con gli occhi di velluto, quelli insomma che piacciono tanto alle donne, vengono chiamati col nome generico e spregiativo di BOB" ed il film è ironicamente dedicato "a questi poveri ragazzi, vittime innocenti della propria avvenenza".
Grande successo per Cifariello, ma il suo ruolo nel cinema era, più o meno, già segnato.
 
 
 

 

 
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