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Sicilia Queer Film Fest 2018 - Day 5
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Ormai con i miei compagni di visione (cito Leo Maltin perché l'unico di questi lidi qui al Sicilia Queer) abbiamo imparato a memoria il testo della voce fuoricampo del trailer del festival diretto da Lionel Baier, e ci divertiamo a ripeterla a tempo e con il giusto accento. Un trailer che cita 8 1/2 fin dalla prima immagine merita solo lodi.

 

 

Dopo la prima proiezione della giornata, quel Martyr di Mazen Khaled (voto: ***1/2) di cui era rimasto un bellissimo ricordo in quel di Venezia 74 (qui ciò che se ne scrisse all'epoca), si corre al cinema Rouge et Noir per la seconda tornata di cortometraggi in concorso.

 

Slabberts di Jurg Slabbert è un brevissimo esperimento forse più letterario che filmico - benché sufficientemente consapevole del mezzo, vedasi le intelligenti transizioni incrociate - che ha la struttura de Gli anelli di Saturno di Sebald e come in quel caso utilizza anedotti e suggestioni per raccontare, con la voce fuoricampo del regista, la storia di quest'ultimo e le sue origini. Tra i migliori cortometraggi di questa edizione; certo dura poco, e non tutto è pregnante allo stesso modo.

Voto: **1/2

 

scena

Slabberts (2017): scena

 

Pedro di André Santos e Marco Leao sembra accumulare occasioni e sprecarle tutte sistematicamente, riducendo il tutto alla tematica di un rapporto madre-figlio complesso e provocatorio, fatto di una continua mutua esibizione di corpi e di passione. Comunque rende conto delle conseguenze estetiche che ha avuto e ha tutt'ora in certo cinema Queer L'inconnu du lac di Alain Guiraudie.

Voto: **

 

locandina

Pedro (2016): locandina

 

Coeurs sourds di Arnaud Khayadjanian invece dovrebbe rendere conto del lascito del cinema di Dolan; in realtà conferma il non-stile della sua referenza, ammiccando senza motivo allo spettatore per ricostruire un'emozione di plastica. Soprattutto quando si prende sul serio pur volendo lasciar intendere il contrario.

Voto: **

 

locandina

Coeurs sourds (2017): locandina

 

For a Change di Keren Nir invece conferma la brutta posizione che l'animazione, quest'anno, sta avendo nel concorso di cortometraggi. Apparte la - troppo esigua - brevità, questo piccolo scherzetto israeliano spiega la lezioncina, azzera le suggestioni con un'immaginario cartoonesco nullo ed è troppo macchiettistico per permettere allo spettatore di avere il tempo di entrare nel giusto mood, qualora ce ne fosse uno.

Voto: *1/2

 

scena

For a Change (2016): scena

 

Con la ripromessa di recuperare disperatamente in replica l'ultimo cortometraggio in concorso in un altro momento, si corre al Cinema De Seta per l'ultimo appuntamento con il cinema di Jacques Nolot: prima il corto simpatico, a tratti puerilmente provocatorio ma in realtà molto sincero, Manège del 1986 (voto: **1/2), sui rituali esibizionistici del Bois de Boulogne; poi, Avant que j'oublie, l'ultimo lavoro di Nolot, un'opera senile di una sincerità sconcertante, che insiste sulla vuotezza della quotidianità del suo protagonista, sugli incontri sessuali coi suoi gigolò e sulle lunghe conversazioni auto-psicanalitiche con i suoi amici di un tempo. Il film di Nolot, del 2007, completa concettualmente un discorso portato avanti da più di un decennio circa, poiché conduce la possibilità autobiografica e autoreferenziale sul sentiero triste e malinconico della vecchiaia e della morte. La vita di Pierre si sta lentamente sgualcendo, ancora attaccata ai simulacri di un tempo e incapace di mantenere vivo ciò che resta. Il mondo intero, intorno a Pierre, sta diventando un fantasma, inquadrato tutto allo stesso modo, affrontato tutto nella stessa maniera: lui stesso, svuotato e ridotto a un simulacro esibito in un cinema di Pigalle, non potrà far altro che scomparire. Il film più impegnativo ma anche più maturo di un regista essenziale come Yasujiro Ozu e come pochi altri. La qual cosa rende il complesso della sua carriera cinematografica un raro miracolo.

Voto: ***1/2

 

scena

Manège (1986): scena

 

locandina

Avant que j'oublie (2007): locandina

 

Per finire, il toccante e punkettaro Team Hurricane di Annika Berg, già visto a Venezia 74 e qui gloriosamente riproposto nella sua fluorescente e ottimistica energia (voto: ***1/2, recensito qui).

Altri due giorni e si conclude un'altra appassionante annata.

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