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FATTI & RIFATTI#3: DETOUR, il fascino della svolta, intesa come deviazione di percorso, ovvero il cambiamento di rotta generato dall’imprevisto.
di alan smithee ultimo aggiornamento
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Non si allude a fatti e fattacci della nostra attuale politica senza freni né inibizioni, qui sopra nel titolo. Ma piuttosto si resta nel mondo dell'arte, di quel cinema incuneato nel filone detto "road movie", che - è ormai ampiamente dimostrato - ci va a nozze con le storie ambientate su strada, quando il tragitto di per sé magari già ostico e difficoltoso nel suo tratto originario, si presta a mutare il suo percorso a causa di problemi, imprevisti, colpi di scena, che intervengono a rendere ancora più complessa la situazione già precaria dei nostri protagonisti.

Il “detour”, ovvero la “deviazione” dal percorso originario, dalla strada maestra, diviene al cinema, come in letteratura, l’anima del racconto, quella che spinge i protagonisti a reagire per salvare la situazione e riportare sulla retta via un percorso che si sta dirigendo, per forza di cose, verso il baratro.

Detour al cinema assume essenzialmente e meritatamente le spoglie di EDGAR G. ULMER, regista austriaco del cinema povero, a basso costo, sottovalutato all’uscita e tardivamente riabilitato dagli stessi Cahiers du Cinéma; l’uomo che produsse gioielli noir, fantascientifici e horror con divi del calibro di Boris karloff e Bela Lugosi.

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Proprio negli anni della Guerra Mondiale, in cui un regista di serie “A” magnifico, perfetto a rendersi autore di cinema di ogni genere e trama come Billy Wilder sfornava uno dei noir più perfetti e smaglianti della storia del cinema, ovvero Fiamma del peccato, Ulmer dirigeva, solo un anno dopo, un piccolo film, poco più di un mediometraggio, che divenne solo in seguito un film degno di essere incluso tra gli annali del genere thriller, non molto al di sotto del sopra citato, ed ineguagliato noir di Wilder.

Con un budget irrisorio, così poca pellicola da costringere gli sceneggiatori a venire al dunque della contesa senza perdersi in fronzoli inutili, Ulmer gira un noir secco e crudele di poco più di un’ora di durata, senza speranza, avvolto entro una cupezza metereologica, ambientale e non solo fisica, ma anche psicologica, ove l’atmosfera appare ingrigita dagli animi incattiviti e disperati dei tre protagonisti, tutti concentrati a contendersi una identità, un bottino, e una sopravvivenza.

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DEVIAZIONE PER L'INFERNO di Edgar G. Ulmer - voto ****1/2

Ma “Detour” ha dato vita a tante altre variazioni legate ad un cinema o a un prodotto televisivo tutto imperniato sulla strada, sul viaggio, sul road movie, senza peraltro che nessuno (che io sappia, ma mi piacerebbe essere smentito) abbia mai osato affrontare di petto un vero e proprio remake del film indimenticato di Ulmer.

Tra i vari “Detour” di cui è popolato il mondo cinematografico e televisivo, e a questo proposito cito i seguenti titoli minori che non sono mai riuscito a vedere (forse meglio così),

DETOUR - LA SVOLTA (1999)

DETOUR (2009)

DETOUR (2013)

DETOUR (2017)

 

.....mi viene da citare una recente serie televisiva statunitense del 2016, intitolata The detour, 32 episodi divisi in tre stagioni, tutta incentrata su una famiglia composta da due genitori e due bambini, in viaggio sulla strada per la Florida. Nel viaggio si accumulano una serie continua di incidenti, inconvenienti e disastri in cui ogni personaggio si rivela a poco a poco.

Mai veri remake, piuttosto "deviazioni di detour"..... Ma la pellicola intitolata Detour che più appare degna di nota, al di là dell’insuperato originale, è quella sotto la responsabilità del regista britannico Christopher Smith, quello del sadico ed “antisindacale” Severance-tagli al personale. Un film che, pur non avendo in effetti molto a che fare con il capostipite in bianco e nero di Ulmer, non perde occasione per omaggiarlo, e riesce a creare altri tre nuovi protagonisti che, seppur lontani dalla perfezione degli originari, e pur differenti nei caratteri e nelle dinamiche comportamentali, oltre che per l’epoca che li caratterizza, sono a loro modo il fulcro trainante dell’opera, assieme ad una certa perizia del regista a giostrarsi tra flash-back molto scaltramente organizzati, e uno split-screen affascinante e sino ostentato.

Se volete saperne di più, cliccate qui di seguito.

DETOUR di Christopher Smith - voto ***

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