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Pareri a caldo: Lo chiamavano Jeeg Robot
di Isin89
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Appena uscito dalla visione di Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti. Originalità è la parola giusta, la chiave di lettura per questo piccolo gioiello della cinematografia italiana. Il film è una ventata di aria fresca (freschissima) in un mare di m**** (scusatemi l'espressione) a cui ci abituano ormai da anni con i vari vacanze di natale, viaggi dall'altro capo del mondo e la robaccia che ci propina Checco Zalone. Finalmente un regista con due palle quadrate che dirige un film in stato di grazia, girato ottimamente con degli effetti speciali straordinari. La bellezza del film non è la trama quanto l'originalità della messa in scena, la genialità di portare sullo schermo la storia di un super eroe fuori dagli schemi creando un'amalgama tra cinefumetto e gangster movie di stampo sollimiano. Come ho detto la trama è la classica di un film di super eroi con tanto di eroe buono e amoroso che lotta contro un cattivo dalla personalità stravagante e particolare (per certe fattezze ricorda il Joker di Batman). Forse è qui che Mainetti scricchiola un pochetto. Una storia di base forse fin troppo scontata e prevedibile, lo sprovveduto che diventa eroe, la bella da salvare e da vendicare e il cattivo pazzo da mettere fuori gioco. Solo a me ha ricordato in certi punti lo splendido Leon di Luc Besson? L'incontro quasi casuale tra i due, lui burbero lei carina e problematica, l'amore che scoppia quasi senza che se ne accorgano. Ovviamente non son paragonabili, i due film prendono direzioni completamente diverse ma questi piccoli aspetti mi hanno fatto tornare alla mente il film con Jean Reno. Tornando a Jeeg, la trama scontata e semplice è condita perfettamente da numerosi dettagli stilistici e accorgimenti di ogni genere che elevano ancora di più il livello qualitativo della pellicola. Il regista gioca molto sull'uso del dialetto infarcendo i dialoghi di umorismo e ironia. Bellissima la scena del massacro da parte di Zingaro ai danni della banda di scampia, scena che rimarrà negli annali. 

Mainetti fa il verso al mondo dei cinecomics con questo progetto astuto ma assai rischioso. Non si può negare che è stato bravissimo nel gestire la storia, le tematiche e i tempi action. Ho apprezzato (ma a parer mio si poteva gestir meglio) la sottile critica al mondo virtuale di computer e smartphone, viste come armi distruttive ed estremamente dannose. Un film che racconta la genesi di un eroe diverso dal solito dove a farla da padrone non sono gli effetti speciali plasticosi ma le situazioni deliranti che si vengono a creare tra i personaggi. Non sono uscito dalla sala esplodendo di gioia né gridando al capolavoro ma contento e soddisfatto di aver visto un film italiano diverso dal solito che spero possa godere del successo che si merita anche solo per aver osato tanto. Voto 7.5 (forse anche 8, dovrei rimuginarci su).

 

ps: e smettiamola di dire che solo gli americani sono in grado di fare certe cose. Il nostro Marione Bava realizzò nel 1967 il primo cinefumetto, Diabolik, dimostrando che anche in Italia si fanno certe cose.

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