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Il vocabolario dei sentimenti - Ambizione (1)
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Ci sono più cose fra la terra e il cielo che…: lo ha scritto per un’altra vicenda (o lo farà più tardi, nei secoli a venire? chi si raccapezza più fra tanta confusione mentale!) qualcuno che sembra conoscere bene anche ciò che sono stato una volta. 

Io posso dire  che esiste una concreta  ma parziale verità in quelle parole (è indubbio che i poeti  ne sanno sempre una più del…) poichè qualcosa di me, anche se totalmente avulsa dai conflitti e dalle passioni umane, è rimasta davvero a fluttuare nell’etere, in attesa di reintegrarsi nella natura che l’attende impaziente, perché niente è davvero definitivo e ogni cosa si trasforma. Un altro “passaggio in divenire” dunque che mi induce semmai a riflettere su  quanto sia stata fortunata la mia vita e ingloriosa la fine arrivata con tanta ingiusta violenza. Devo per questo far presto a coordinare i pensieri: sento che sta lentamente svanendo la percezione, mentre tutto si ingarbuglia e si confonde. Non c’è più ormai una reale distinzione  fra “passato” e “presente”: solo il futuro sembra essere “a portata di sguardo”, anche se non mi appartiene né mi interessa, e lo osservo  con una passiva curiosità transitoria che mi fa valutare semmai con un po’ di amarezza, l’ambiziosa faziosità  di chi ha scientemente deciso di fare “giustizia sommaria”… ma anche di chi con altrettanta arrogante superbia, mi sta “celebrando” per assicurarsi a sua volta  - in “mio nome” - un futuro di effimera gloria.

Friends, Romans, countrymen, lend me your ears… Dai, Marco Antonio, racconta alla gente la tua verità! Ma rassicurala anche con la straordinaria capacità oratoria che hai, che le lame feroci che hanno crivellato la mia effige terrena senza alcuna pietà, hanno ucciso con me anche la “temibile aspirazione al potere” che mi devastava il pensiero. Non  è stato forse per questo che un temerario complotto ha decretato una spietata esecuzione tanto cruenta? Colpevole di una sconsiderata smania di grandezza dunque lo ero davvero, che è stata però anche la prioritaria pulsione che  ha permesso al mio orgoglio di rendere Roma padrona del mondo. Cosa sarebbe allora la vita di un uomo senza un po’ di ambizione? se non provasse a metterla a frutto per  renderla “concreta esperienza di vita?”  E non è forse una invidiosa, ambiziosa rivalsa ugualmente esecrabile di chi mal sopportava la mia fortuna questo aver voluto soffocarmi nel sangue? Allora se per quello che ho fatto di grande il fine non giustifica più i mezzi, nemmeno per loro può essere reclamata una impossibile assoluzione, perché il reato è ugualmente punibile. Lasciamo quindi che siano i  libri di storia  “a venire” a stilare il verdetto, o magari assegniamo  ai versi immortali di un altrettanto ispirato e ambizioso poeta, l’ingrato compito  di trovare adeguate parole per rendermi immortale alla gente… io ormai sono fuori dai giochi e non ho più voce in capitolo, nel lento trascolorare nel nulla che mi assorbe e mi reclama….

 

 

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