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Le visioni dell'incubo. Il Circolo Providence rende omaggio ad Hans Ruedi Giger
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E rieccoci qui! E' trascorso un bel po' di tempo dall'ultima volta che ci siamo riuniti, a qualcuno dei nostri membri può, legittimamente, essere sorto il dubbio che il Circolo Providence si fosse sciolto a sua insaputa.

E invece no. Ci siamo ancora!
Solo che la vita non sempre ci consente di seguire i nostri interessi in maniera compiuta, i troppi impegni che si sono susseguiti ci hanno tenuti lontano dai nostri incontri.
Tuttavia, recentemente, un evento luttuoso ci ha dato lo spunto per un incontro, una riunione necessaria perché il 12 maggio scorso ci ha salutato Hans Ruedi Giger, e quando una tale personalità abbandona le scene è doveroso ritagliarsi uno spazio tra le varie incombenze e ritrovarsi per un ricordo.

Andiamo ad incominciare!

 

 

Buona sera a tutti! Dopo molto, forse troppo, tempo ci ritroviamo per un nuovo incontro del Circolo Providence. Nonostante il caldo imprevisto, nonostante il poco preavviso, vedo con piacere che siamo comunque un bel gruppetto, i nostri soci storici ci sono quasi tutti e, come sempre, abbiamo qualche nuova, e ben gradita, presenza.
Pochi giorni fa il grande Hans Rudolf Giger ha dato l'addio a questo mondo. Era nato a Coira, in Svizzera, il 5 febbraio 1940; appartenente a una benestante famiglia borghese, frequenta la scuola di design industriale ed arti applicate di Zurigo.
Da subito dimostra un fervore e una passione personali che lo portano a ricercare la tecnica nella quale esprimere al meglio la propria abilità artistica, partendo dalla china e l'utilizzo di inchiostri per approdare alla pittura ad olio ed infine all'aerografo, tecnica grazie alla quale raggiungerà l'eccellenza della sua produzione.
A metà degli anni '60 comincia a farsi conoscere nel panorama artistico locale grazie ad alcune mostre personali, espone a Zurigo, San Gallo e a Berna.


Nel 1971 pubblica A RH+, raccolta di stampe che pone all'attenzione del pubblico la potenza visionaria delle sue creazioni. Nel corso degli anni vedranno la luce altre monografie, ma la più celebre di tutte, quella che proietterà l'artista svizzero in una dimensione internazionale, risale al 1977: Necronomicon.
La capacità dell'artista svizzero di dare forma all'universo visionario di Lovecraft è semplicemente straordinaria, il senso di angoscia e di sconcerto che trasmettono le immagini elaborate da Giger riescono, come forse nemmeno lo stesso HPL poteva pensare, a concretizzare la visione degli orrori che emergono dai racconti del Solitario di Providence.

 


La leggenda vuole che proprio la lettura di Necronomicon, su consiglio di Dan O'Bannon, convinse Ridley Scott ad affidare a Giger la realizzazione dello xenomorfo, la creatura di Alien, cosa che portò l'artista di Coira a vincere il premio Oscar per gli effetti speciali insieme a Carlo Rambaldi.
Ma i meriti di Giger riguardo al successo del capolavoro di Scott non si limitano solo alla ideazione del mostruoso parassita alieno. L'estetica visionaria dello svizzero permea tutta la vicenda e trova la massima espressione nella realizzazione dell'astronave abbandonata, un'ambientazione ostile e affascinante al tempo stesso, dove l'organico e il tecnologico si fondono, secondo quelli che erano i principi basilari dell'immaginario visivo di H.R. Giger.

 


Si è utilizzato spesso l'aggettivo gotico per definire le creazioni di Giger, e mai uso di tale termine è parso così appropriato. I paesaggi partoriti dalla sua fantasia sono abissi di cupa inquietudine che lasciano in chi li osserva un senso di sgomento, trasmettendo smarrimento e paura; esattamente come avviene quando ci si trova nell'immensa oscurità di una cattedrale gotica.
E l'immagine della cattedrale non può non balzare alla mente di chi si lascia catturare dalle visioni di Giger, anche se non siamo in presenza di rappresentazioni religiose. Le sue cattedrali sono piuttosto trionfi dell'osceno, decorate da immagini e sculture ricche di riferimenti al sesso e alla dissezione del corpo umano, una rappresentazione degli organi interni e delle pulsioni più intime fatta senza alcun pudore o censura.

In questa ottica non vi è alcun senso “religioso” nel significato tradizionale del termine; in queste rappresentazioni viene mantenuto comunque un alone di misticismo, ma si tratta di un misticismo “alieno”, nell'accezione di “estraneo” “non riconoscibile” e quindi spaventoso.

 


Ma torniamo ai rapporti tra Giger ed il cinema. Se Alien rappresenta, come è risaputo, la sua collaborazione più prestigiosa con il mondo della settima arte, essa non è comunque l'unica.
In precedenza era stato coinvolto da Alejandro Jodorowsky nel progetto Dune, ovvero la trasposizione sul grande schermo dello straordinario romanzo di Frank Herbert.
Si trattava di un'idea di eccezionale ambizione, in cui il regista cileno chiese l'aiuto, per la parte scenografica a tre maestri dell'illustrazione fantastica: Moebius, Chris Foss e appunto il nostro Hans Ruedi.
Di questo leggendario progetto destinato a non vedere la luce (e sorvoliamo caritatevolmente sul disastroso film del 1984) e che resterà probabilmente come il più grande motivo di rimpianto della fantascienza cinematografica (anche se, in questo ambito, il tentativo di Guillermo del Toro di portare sul grande schermo Le Montagne della Follia rischia di fare concorrenza al progetto abortito di Jodorowsky) torneremo magari a parlare in futuro in uno specifico incontro.

 

Anche se l'operazione non ebbe esito positivo, è indubbio che tale collaborazione permise a Giger di entrare in contatto con alcune delle menti più brillanti dell'immaginario fantastico dell'epoca, e non credo di dire un'inesattezza se affermo che influenzò la sua carriera futura.
Per trovare l'artista svizzero nuovamente coinvolto dal mondo della settima arte dobbiamo andare al 1995, con Specie Mortale (Species) di Roger Donaldson.

 


Il film, imperniato sulla vicenda di un esperimento in cui il DNA umano viene mescolato con quello alieno ottenuto attraverso una trasmissione catturata dal SETI, non risulta purtroppo del tutto riuscito e siamo ben lontani dalle eccellenze di un capolavoro come Alien.
Più recentemente Ridley Scott ha voluto di nuovo Giger al suo fianco per la realizzazione delle ambientazioni di Prometheus.

 


Un artista poliedrico e dotato di un'inventiva così affascinante non poteva non avere contatti ad ampio respiro con il mondo dello spettacolo e così oltre alle sopra ricordate collaborazioni con il cinema venne coinvolto anche dall'ambiente della musica rock
Tra le sue realizzazioni più note la copertina per Brain Salad Surgery degli Emerson Lake & Palmer (1973) e quella per Koo-Koo di Debbie Harry (1981), con una elaborazione grafica del volto della cantante. Ma la sua fantasia non si è esplicata solo per le cover: assai celebre è l'asta del microfono del cantante dei Korn, Jonathan Davis.

 


Ammirando le inquietanti immagini delle opere di Giger e superato lo sconcerto iniziale, la domanda che non può non sorgere spontanea, almeno nell'osservatore meno sprovveduto, è quella relativa a quali siano state le influenze ed i riferimenti culturali attraverso i quali l'artista svizzero è riuscito a sviluppare la sua straordinaria visionarietà.
Il primo riferimento estetico che si riscontra nell'opera di Giger è sicuramente costituito dal surrealismo, come testimonia del resto al predilezione che ebbe per Salvador Dalì.
Ma una osservazione più attenta non può non far risaltare tutta una serie di richiami alla storia dell'arte, dalle visioni infernali di Hieronymus Bosch e dalle incisioni di Albrecht Dürer fino a William Blake e ai preraffaelliti. Passando per il romanticismo ed i simbolismo, come testimonia una delle sue opere più celebri (e più suggestive): la rielaborazione del bellissimo dipinto di Arnold Böcklin l' Isola dei Morti.

 


E tra le sue fonti di ispirazione non possiamo, in questa sede, non menzionare il nostro nume tutelare, Howard Phillips Lovecraft. I motivi li abbiamo già descritti con dovizia di particolari più sopra.

 

Nell'approssimarci a chiudere questo ricordo del grande Hans Ruedi Giger non possiamo non portare all'attenzione dei lettori che nel 1998 a Gruyères nel cantone di Friburgo, è stato aperto, ospitato all’interno del castello di Saint Germain , il Giger Museum.


Terminiamo così il nostro omaggio, questo incontro che il nostro circolo ha voluto dedicare a uno dei personaggi più visionari della storia dell'arte non solo contemporanea, ma, azzardiamo, di ogni tempo. E lo facciamo citando una sua frase:
“Speriamo che ciò che il futuro ha in serbo per noi assomigli il meno possibile alle mie opere”

 

Per accedere alle precedenti puntate del Circolo Providence potete cliccare qui

 

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